1° aprile, il “pesce di aprile”. Burle e motteggi.
Testo e fotografia Vincenzo Battista.
Le feste “Cereali” dei Romani, i primi di aprile, secondo alcuni racconti mitologici. Tra le tante rappresentazioni in onore della dea dei frutti e terra, si assisteva anche al “Ratto di Proserpina” che nella tipica mimica scena, vedeva la ragazza cogliere i fiori nei campi Elisi; ma improvvisamente il quadro cambiava: Plutone la rapisce e la porta nei “Regni dell’Averno”, la dimora sotterranea dei morti per farla uscire poi solo in primavera. Cerere, sua madre, dea latina della vegetazione, udite le grida, accorse e per un giorno intero la cercò, il primo di aprile, inseguendo quella voce, credendo di raggiungere il rapitore, vagò, disperata. Fu vittima di una burla atroce in quelle che venivano chiamate le “Calende di Aprile” del mondo romano, ricordate, attraverso i secoli, e giunte fino a noi in chiave leggendaria. In Francia fino al 1564, l’anno iniziava proprio il primo di aprile. Carlo IX, decise allora di modificare il calendario anticipandolo al primo di gennaio. Quando arrivo il primo di aprile molti lo festeggiarono come falso capodanno, con falsi regali, scherzi, cortei e, poiché in questo mese il sole abbandona il segno zodiacale dei pesci, le burle e i motteggi furono chiamati coni nome di “pesci d’aprile”. La sera del 21 marzo 1466, narrano alcune cronache, Filippo il Buono stipulò con il suo giullare di nome Kolling, un patto: “Se domani riuscirai a giocarmi un bel tiro – disse il duca – riempirò il tuo cappuccio fino all’orlo di ducati sonanti, altrimenti ti sarà tagliata la testa”. Il buffone fu fatto ubriacate e ridotto all’impotenza. La mattina dopo comparve davanti al duca, ai dignitari della Corte e al carnefice. “Ti sei addormentato e quindi hai perso la scommessa – gli disse Filippo”. Il giullare posò la testa sul ceppo, ma il boia invece di colpirlo con l’ascia, gli assesto un colpo sul collo con un lungo salsicciotto sanguinolento. Il buffone cadde a terra come morto per lo spavento. Filippo, preoccupato, si inginocchio davanti al corpo esamine, ma Kolling si levò di scatto e avvicinò il cappuccio al duca dicendogli:” Pagami”. Infine, “uno scherzo giornalistico” nella città di Perugia. Nelle vie affollate “ gli strilloni”, gridavano e offrendo le copie di un giornale locale, richiamavano l’attenzione di una imminente rappresentazione della “Francesca da Rimini”. Il giornale conteneva anche un telegramma di Gabriele d’Annunzio che confermava la sua presenza, oltre ad un articolo del direttore sull’evento straordinario per la città In pochi minuti centinaia di copie furono vendute. Ma quando i lettori aprirono il giornale, trovarono un enorme pesce e le caricature del sindaco e delle persone più note.

