Libero adattamento di Vincenzo Battista.

Il brano proposto, estratto da un testo per una rappresentazione teatrale.

Testo e fotografia di Vincenzo Battista.

Prologo.

(L’attore, trafelato, si muove carponi , ansimante, e infine, si ferma davanti al pubblico: inizia la recitazione ).

Sono entrato, finalmente, da Porta Branconio, sono riuscito a superare le mura, io, pensate, un saltimbanco, un giullare, un cantastorie, ho beffato le milizie di Fortebraccio da Montone, i cavalieri mercenari  e le milizie che su e giù galoppano fuori le mura, e assediano la città. Ma prima, ho strisciato nel fango del Contado, dentro i fossi, mi sono nascosto tra i rovi e poi infine sono arrivato, arrampicandomi sopra l’alta rupe, fin sotto le mura, davanti Porta Branconio. Da sopra una torre mi hanno visto gli armigeri della città di Aquila. Li ho implorati, da fuori la porta, li ho scongiurati di farmi entrare, ma loro ridevano, si prendevano beffa di me. “Sarai impalato”  dicevano  “scorticato a sangue” aggiungevano “da Fortebraccio, e dai suoi aguzzini, sarai tagliato a fette”, sghignazzavano.
Poi mi sono seduto, davanti alla grande porta Branconio, solo con la mia disperazione aspettando la mia fine. Ma, improvvisamente, la porta si è aperta, sono usciti due soldati con le armature, mi hanno sollevato da terra, mi hanno preso per una gamba e trascinato come un animale, fin dentro le mura, ero però salvo.
“Tanto non paga la tassa d’ingresso in città, è un giullare”, dicevano tra loro le guardie.
Per ricompensarli di quel gesto, che mi aveva salvato la vita, ho detto ai soldati che avevo visto un gruppo di donne nude, con i bambini, che da Castello di Barisciano si erano mosse, in cammino, verso la città di Aquila. Fortebraccio da Montone, con quel gesto, dopo aver preso ed espugnato il castello di Barisciano – ho continuato così a parlare ai soldati –   vuole umiliare gli Aquilani, intimorirli e disprezzarli, destare orrore, prima di espugnare la città di Aquila con il suo esercito.
Loro, le guardie di porta Branconio, si sono messe a ridere,” sei un giullare, un idiota, non vali nulla” – mi hanno detto – mentre mi spintonavano, mi prendevano a calci e con la punta delle lance dietro la schiena, mi allontanavano. “Vai in città”, infine, hanno concluso i soldati , “trovati una stalla e dormi con i tuoi amici animali”.

(Temporalmente cambiano le modalità del racconto. L’attore cambia scenario. Si apre una nuova narrazione, lascia il passato, per un nuovo inizio di cantastorie davanti al pubblico di una piazza di Aquila).

È trascorso molto tempo da allora, ho visto cose inenarrabili, ma adesso sono qui, adesso davanti a voi e a questa grande piazza di Aquila, io, un giullare scampato alla morte, un cantastorie, giro per i borghi, i Castelli, e nelle città racconto le storie. Adesso vi racconto le gesta di un’antica battaglia, la vostra, una cronaca con i quadri dipinti che vi mostrerò, di armi e cavalieri, di pulzelle e duelli, di amori e passioni, di madri e bambini, e di una città antica, Aquila, che visse da tempo immemorabile con terremoti e distruzioni da parte di eserciti, ma fu ricostruita, con la sua angoscia prima, il suo orgoglio poi, le sue tante lacrime, sparse, che hanno bagnato il suo tempo… E dalle lacrime, è rinata, fiera, più bella che mai. La vostra città, poiché, voi, siete la città, adesso, voi. Siete anche questo…lo spirito… in questo tempo…

Ma voi siete anche questo, provate, poggiate l’orecchio per terra (l’attore poggia la testa a terra, e con l’orecchio ascolta), potete sentire i vostri antenati, riconoscere la vostra stirpe, potete sentire le loro parole che risalgono dalla terra, ascoltatele, riemergono. Voi, siete. Voi, nel dolore e nella speranza, prestate attenzione alle voci che si alzano dal sacro suolo aquilano e sentirete le tante invocazioni, il rumore delle armature che si lacerano nella battaglia, le lance che si spezzano, i lamenti delle ferite, le urla di disperazione e poi di gioia della vittoria che dal sottosuolo riemergono, custodite dentro queste mura; voi, siete parte della storia nella guerra combattuta nella fiera città di Aquila, voi, tra Braccio da Montone e l’esercito di Giovanna II d’Angiò, regina di Napoli alleato con le genti aquilane.

Braccio voleva espugnare Aquila, ultima roccaforte della sua avanzata, per creare un grande Stato Signorile nell’Italia centrale. Una guerra cui guardava con timore tutta la penisola italiana, vedeva schierati i capitani di ventura, d’arme, e i mercenari dell’Italia quattrocentesca, con oltre 15.000 soldati. La battaglia fu delle più sanguinose, l’evento bellico per eccellenza di quel periodo in Europa, la più cruenta della storia Italiana. Ci furono tremila morti, e migliaia e migliaia di feriti. Ma la città non fu distrutta, anzi rinacque lussureggiante.

Aquila, quindi, vincitrice e padrona della sua libertà, il 2 giugno 1424, tanto che nelle piazze italiane, noi cantastorie, in ottave rime, declamavamo in volgare, portavamo in giro l’orgoglio degli aquilani, le emozioni della lotta e della vittoria, dopo molti mesi di assedio della città, per opera del condottiero Braccio da Montone e del suo immenso esercito, infine sconfitto. Portavamo nelle piazze la suggestione, che non si cancellerà mai, che ancora rimane, la coscienza civile, destinata ad incidere nell’orgoglio degli aquilani, “tanto fo lo sangue de li homini morti, et cavalli morti, et feriti che lo sangue correa a modo de fiomana, che tutto foro presi et morti”, sì, il sangue, che lavava l’onore degli aquilani per le tante sofferenze patite…… Oltre le mura la battaglia, nell’Anno Domini 1424.

Le fotografie, le stampe d’epoca, il racconto della pittura nelle opere d’arte.

Porta Branconio – L’Aquila, il giullare nel  Salmo 52 (www.mirabileweb.it), “ Battaglia di San Romano”, trittico di Paolo Uccello (fu combattuta il 1º giugno 1432). Il grande trittico dipinto da Paolo Uccello nel 1438 circa, oggi smembrato e diviso tra Uffizi, National Gallery di Londra  e Louvre di Parigi ,aerea L’Aquila, pianta storica della città dell’Aquila, porta Branconio – L’Aquila, giullare in una miniatura (biografie online),aerea L’Aquila, pianta della citta dell’Aquila con i Quattro Quarti (WordPress.com),ritratto di Andrea Fortebraccio soprannominato Braccio da Montone (Comune di Arcevia),la regina Giovanna in un ritratto di Giulio Romano – olio su tela c.1500-77, armature ( museo Bagatti – Valsecchi , Milano) “ Battaglia di San Romano”, trittico di Paolo Uccello, morte di Braccio da Montone – autore Tommaso da Cortona (pinacoteca Perugia – affresco metà sec. XVI), alcune pagine dell’opera degli undici Cantari – antico manoscritto – sulla guerra Aquilana di Braccio da Montone ( ottave con i disegni di alcune fasi della battaglia – attribuito al poeta Ciminello), i quattro protettori reggono nelle mani la città di Aquila ( Museo Munda – L’Aquila), la targa di via Bone Novelle (Inabruzzo.com).