Testo e fotografia Vincenzo Battista.

Le immagini dall’elicottero pilotato da Davide Zecca, L’Aquila.

Il borgo a quota 870 metri, a forma di testuggine, compatto e strutturato per potersi difendersi, ma creare anche un’azione offensiva nella valle del Raiale – divisa a metà dall’agglomerato urbano – che declina ad est e scende nella Conca aquilana. Luogo insediativo nel Medioevo, strategico delle terre alte, il perimetro fortificato con le sue postazioni controllava gli accessi di merci e uomini nel versante del Gran Sasso d’Italia, e in particolare ai grandi pianori del “Vasto” e di Campo Imperatore. Potenzialità difensiva ma anche dominio di un vasto territorio da sottomettere. In questo versante del Gran Sasso d’Italia tale rilevanza urbanistica non si riscontra nell’esteso paesaggio montano. Dodici torri rompitratta del circuito murario inglobate nel corso dei secoli dalle case – torre. La cinta muraria visibile nel versante est, è viceversa frammenta a sud -ovest. A nord- ovest ingloba il presbiterio e l’abside della chiesa di Santa Maria Assunta, aggettante ed espulso oltre le mura difensive, e costituisce questo un particolare desueto. L’antico “Castrum Asserci”, con tre porte di acceso ( Rio, Colle, Orientale) e due ogivali a sesto acuto ancora visibili con conci di pietra. Le mura del villaggio murato alte fino a sei metri. I percorsi e strade parallele all’interno del borgo, inizialmente, partendo dalla cinta difensiva, formavano una maglia urbana con un cardo e un decumano che le riuniva. Le case rispondevano a questo impianto geometrico e strutturale. Assergi concorse alla fondazione della città di Aquila.