Storia di una esplorazione. Dal diario di Enrico Coleman un’avventura sul Corno Grande con gli aquilani Giovanni Acitelli di Assergi, Franco De Nicola e Francesco Acitelli.

domenica 27 maggio 2012 20:19

di Vincenzo Battista – “La mattina del 28 lasciammo l’incarico di levar le tende al portatore Acitelli, e di andarci ad attendere alla Portella; poi fatta la fotografia all’accampamento, alle 5.15 partimmo pel Corno Grande con tempo abbastanza buono. Cominciammo a salire l’erta erbosa alla nostra dritta: è molto ripida e trovandoci tutti indolenziti dalla stanchezza, l’umidità e la cattiva notte passata, e prima di rimetterci in gamba, dobbiamo fermarci spesso a prender fiato.” scrive nel diario, arricchito dai disegni sul campo, il pittore Enrico Coleman; insieme a lui, in marcia – meta finale la vetta occidentale di Corno Grande- Abbate, Mengarini, Martinori e Micocci: i padri della sezione romana del Cai istituita nel 1873, i pionieri dell’escursionismo negli Abruzzi, i primi che trasformarono i vari narrati, vaghi, sulla montagna, in trattazioni tecniche – ancora oggi utilizzate nelle cartografie odierne – sulle conoscenze della natura appenninica della dorsale centrale e gli itinerari in quota; una pattuglia che ha documentato, descritto e fotografato, in numerose escursioni, i rilievi abruzzese e i suoi varchi, conosciuti allora solo da qualche pastore che poteva indicarli con il vincastro, dai pascoli, che lambiscono le falesie che si impennano intorno al blocco calcareo di Corno Grande, e infine dai camosci.

Con loro le guide Giovanni Acitelli di Assergi, Franco De Nicola e il portatore Francesco Acitelli, che ha predisposto il campo, nella prima tappa di avvicinamento, in Val Maone, “in un posto invaso da neve, e tra enormi sassi rotolati dalle vette circostanti; a sinistra le rocce di Pizzo Intermesoli s’innalzano perpendicolari come la facciata di una immensa cattedrale”, annota Coleman. Con uno stoico equipaggiamento invernale e addirittura un dagherottipo e relativo cavalletto con tendina, un drappo, per coprire la macchina e il fotografo durante lo scatto, disegnato da Coleman con un pennino a china sulla vetta di Pizzo Cefalone insieme al suo operatore Martinori “che aspetta il sole.”, in posa, per scattare. La spedizione si muove per il canale dei Ginepri, la sella dei Due Corni e infine la cresta nord della vetta Occidentale di Corno Grande, meta finale. Poi, al culmine dell’esplorazione, appunto su Corno Grande, “l’evento”, sorprendente, un fuori programma.

Ecco il brano. “Trovammo sul punto culminante un piccolo tegame, disgraziatamente senza le relative uova al burro ma ripieno di ghiaccio che formava così, al 28 maggio 1881 – scrive con ironia Coleman – il punto culminante della penisola italiana. I nostri bastoni piantati nella neve cominciarono tutti, con grande nostra sorpresa, a cantare mandando un suono perfettamente simile a quello dell’acqua che comincia a bollire. Intanto la macchinetta fotografica di Martinori cominciò pure a mandare lo stesso suono, e Mengarini, tolto il cappello, vedemmo i suoi capelli drizzarsi irrigiditi, e passandovi sopra una mano scoppiettavano come quando si stropiccia un gatto contro il pelo. E’ chiaro che una forte corrente elettrica si sviluppava dalla cima del monte, e non v’era dubbio che di notte avremmo veduto il fuoco di “S.Elmo” (scarica elettro- lumiscente provocata dalla ionizzazione dell’aria durante un temporale) alla punta dei nostri bastoni, e delle nostre mani alzate. Benché questa manifestazione d’elettricità sia innocua ci affrettammo a lasciare la cima, temendo per lo stato temporalesco, delle nubi, non avesse da accadere da un momento all’altro uno scoppio di un fulmine. Alle 12.50 – conclude il racconto – cominciammo la discesa lentamente e con molta precauzione.”, lasciandosi dietro, quella pattuglia di uomini, le “meraviglie” della montagna, osservata e memorizzata in un rendiconto quasi magico: il massiccio della diversità, Corno Grande, dell’unicità, in quell’accadimento, forse il suo stesso straordinario “respiro”.

 

Fotografie di Vincenzo Battista