Testo e fotografia Vincenzo Battista.

Cosmatesco. Gli antichi marmorati.

Testo e fotografia Vincenzo Battista.

I marmorati laziali così chiamati, ma Cosmati anagraficamente il nome dell’antica famiglia di artigiani – artisti che con il loro stile (cosmatesco) entrano nella storia dell’arte e in architettura. Dal XII al XIII secolo soprattutto a Roma e nel Lazio. Intagli e intarsi, tessere d’oro caratterizzano l’ornato di marmi policromi, paste vitree e tessere d’oro: una linea di prestigio per le cattedrali e i luoghi di culto importanti per la rilevanza devozionale. Porfidi, serpentino verde, giallo antico e marmo bianco costituiscono la base applicativa dei marmorati con variazioni nella geometria dinamica delle forme soprattutto nei pavimenti medioevali. Nella cripta di San Magno (Cattedrale di Anagni), i pavimenti presentano un disegno nella fascia centrale e un modulo di “quiconce” (o quincunx) in quella tradizione bizantina tesa a creare cinque cerchi centrali e quattro cerchi ad angolo. Per il pavimento della cripta sono state asportate dai templi le colonne romane riutilizzate e tagliate trasversalmente. Le porzioni con il disegno del quadrato e dell’esagono, i cerchi uniti e intrecciati sono detti “guilloche”. Le tessere di marmo dei cosmateschi non appartengono al tradizionale mosaico romano, poiché si tratta di “opus sectile”, antica tecnica di elementi tagliati in cerchi, quadrati, triangoli e losanghe di ampiezza, resistenza e impatto visivo subliminale , soprattutto nella prospettiva delle navate, che il pavimento di una basilica o cripta doveva offrire allo sguardo della magnificenza e misericordioso dei pellegrini.