Da Arischia (Aq) al Chiarino, Gran Sasso d’Italia. E il viaggio continua…Sul cammino degli antenati. La tempesta d’acqua e grandine sulle “Solagne”.

Testo e fotografia di Vincenzo Battista.

Diciamo subito che tre dei mastini abruzzesi, improvvisamente, si staccano dalla retroguardia del gregge, resto fermo, li seguo con lo sguardo, tutto sembra cambiare, si rompono gli schemi, la composizione e la geometria variabile che vuole i cani pastori abruzzesi seguire la mandria, anticiparla, stargli a fianco in definitiva, controllarla e vigilare, guardinghi, senza apparenti emozioni, instancabili i mastini. Ma adesso rompono gli indugi, iniziano prima a trottare, poi sempre più veloci risalgono in diagonale la china della collina “Le Pratelle” che abbiamo di fronte, mentre gli altri tre la collina la tagliano dal lato opposto, in verticale, quasi in una manovra d’attacco, quasi fossero spinti da un richiamo, da un istinto irrefrenabile, arcano. Un latrato profondo invade la piccola valle, la loro testa è dritta come un radar, la pelliccia bianca sbattuta dal vento, mossi da una trama, forse una leggenda primitiva di qualcosa o qualcuno che ha invaso il loro archetipo territorio inviolabile, in movimento con il gregge, in questa lunga attraversata iniziata da poco, appena siamo partiti a piedi dentro una serie di valli strette. Cercano il bersaglio i cani, il punto di riunione finale, d’incontro per riunirsi, il contatto è nel loro DNA, per dare battaglia e mentre alzo lo sguardo sulla linea di cresta della collina, un lupo, distante appena dai mastini, ma lento, a galoppo, apparentemente tranquillo, con la grande coda sbattuta dal vento, è quella che più mi colpisce, ripiega, verso l’interno per poi scomparire nella fascia del bosco alla sommità della collina. Che spettacolo!

Ma torniamo indietro, riavvolgiamo il nastro… È l’alba nella contrada San Giovanni di Arischia (1100 m.), località “Le Grotti”, pendici meridionali di monte Stabiata, sì, come 25 anni fa (scrissi un resoconto del viaggio pubblicato in un mio libro), ma allora c’era Angelino De Santis, classe 1931, pastore di Arischia con i suoi mastini abruzzesi: Turco, Drago, Pastorella, Tigre e Leone di nove anni. Domenico, il figlio, mi aspetta lì, con l’azienda “mobile”, come allora fece suo padre, pronta a partire quando si apre il recinto dello stazzo, per “salire” ai “Castrati” delle “Solagne” (1700 m.), pendici di monte Corvo: transumanza verticale, l’immissione annuale di greggi nei pascoli d’altura. Una rarità etnografica dell’Abruzzo appenninico interno per dimensione e percorso dell’habitat naturale dalle alte motivazioni ambientali, il viaggio quindi, il suo compimento, che si realizza su basi storiche ( il castello di Chiarino e l’allevamento ovino fondanti per la nascita della città nova di Aquila, XIII sec.) ed antropologiche e generazionali, vissuto da noi come una specie di rito, una permanenza culturale, quasi senza soste, dietro la mandria che spinge e viaggia veloce in un percorso accidentato. Otto ore circa di cammino ma non basteranno, su un attraversamento di ambiti geografici  spettacolari che si modificano : Arischia e Coste Renali, Colle Alto, Mandrone, Pratelle, Passo delle Capannelle e il Vasto, S. Antonino, Monte San Franco,  “ Belvedere”, il Bosco del Chiarinello e del Chiarino ( 2800 ettari), Prati della Corte, Colle dei briganti, la Vaccareccia e infine l’ultimo strappo per i “Castrati” e “Sacco Solagne” l’arrivo, l’insediamento pastorale di recinti, corde, pali, cancelli e guadi della mungitura, sorgenti, antichi mandroni in pietra a secco e ricoveri. Ad attenderci una tempesta d’acqua e di grandine, la temperatura scende. Le scariche dei fulmini nel “Sacco” e il rumore assordante sembrano non uscire più da quell’imbuto geologico. Un “arsenale” della cultura materiale mai mutato nel tempo, tutto questo nel versante Sud di monte Corvo che sale come un ascensore con i suoi 2623 m. Lo stazzo, quindi, la custodia e il pascolo diffuso della mandria ovina dell’azienda De Santis (Simona De Santis prepara ad Arischia – frazione dell’Aquila – prodotti caseari innovativi e di nicchia sempre più ricercati) per tutta la stagione estiva e al termine di questa il rientro. Lo stesso percorso fu compiuto dal padre di Angelino nato ad Arischia nel 1900 e dal nonno Luigi, classe 1856, che attraversava un paesaggio sostanzialmente integro, ancora più primitivo, come l’insediamento della Vaccareccia allora in piedi (oggi ridotto a ruderi) e le capanne a tholos, i mandroni e gli insediamenti costruiti in pietra a secco sottraendo le pietre al paesaggio per i ripari dei pastori in altura. Il lavoro nella pastorizia era schiavitù e sacrificio, ma la montagna comunque restava segnata dalle leggende e dalle narrazioni epiche, dalle lotte contadine per affrancarsi dalla povertà, e soprattutto dal bosco del Chiarino che invitava e spingeva i racconti, li trascinava con la visione onirica dell’affabulazione di uomini semplici ed eroi tutt’uno con la montagna della luna…il Chiarino.

Le immagini, la fotografia.

Il viaggio della transumanza verticale da Arischia ai pascoli di Monte Corvo.

Nelle ultime immagini, la tempesta d’acqua e di grandine abbattuta sulle “Solagne” e lo stazzo.

La sequenza finale delle immagini mostra gli agnelli appena nati davanti a noi, e con la temperatura che si è abbassata repentinamente, sono trasportati ad Arischia nella jeep e riscaldati dal radiatore della vettura. Le madri sono nel cassone posteriore.

Nota. Il Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga, periodicamente, acquista i cuccioli mastini abruzzesi dall’azienda De Santis di Arischia (AQ).