Testo e fotografia Vincenzo Battista.

Chef Luigino Barbari, Secinaro.

Dalla cucina e la preparazione dei piatti, che utilizzano prodotti locali nelle paste alimentari fatte in casa, alle carni e prodotti dell’orto con le spezie raccolte in montagna: santoreggia, menta selvatica, origano, salvia sostanze di origini vegetali semplici che condiscono la tradizione gastronomica dei cibi del luogo, al “viaggio” nel bosco di “Canale” di oltre 2000 ettari. Un lungo corridoio carsico che sovrasta la valle Subequana e la valle dell’Aterno. Il “Viaggio”. Faggete secolari anche di 250 anni, piante di alto fusto in una fascia di circa 5 chilometri nelle pendici del massiccio del Sirente, in una quota altimetrica da 1200 a circa 1800 metri. Poi, le falesie dolomitiche, le torri, i “peschi” così chiamati da queste parti che fronteggiano il bosco sottostante . Un territorio integro, poco conosciuto e frequentato con grandi radute, depressioni, laghi naturali, pascoli e animali lasciati liberi allo stato brado nella produzione di carni di alto valore nutritivo. All’interno del bosco il recinto con una struttura a telaio chiusa, dove entrano i capi di bestiame per il controllo sanitario degli animali. Nel taglio del faggio nell’utilizzazione del bosco la “ceppaia”, così chiamata, è la prima fase che permette intorno ad essa l’abbattimento dei fusti di faggio con un diametro di circa 15 centimetri per legna da ardere. Dentro il bosco orsi, lupi, cervi, caprioli, volpi, aquila reale che lì vivono e lasciano le loro tracce. Quando si attraversa la grande macchia non c’è rumore, ma echi lontani di suoni degli animali che l’attraversano. La carrareccia, la pista che abbiamo percorso con massi affioranti e solchi profondi dovuti ai corsi d’acqua primaverili, penetra l’intera area del bosco nei comuni di Gagliano Aterno e Secinaro, dai piani di “Canale”, quindi, si insinua dentro la foresta alle pendici appunto del versante nord del massiccio del Sirente. Si esce, infine, nei grandi spazi scenici aperti del lago e del suo piano quasi inaspettati, e in quell’odore infine del paesaggio, che puoi tentare di capire…