“Dante, la visione dell’Arte”. L’evento della comunicazione e della conoscenza.

Testo e fotografia Vincenzo Battista.

Forlì, tra il 1302 e 1313, è frequentata da Dante Alighieri, esule politico poiché ghibellino. La grande mostra multimediale sulla “Commedia”, e con rari pezzi provenienti da tutto il mondo, vuole rendere omaggio alla città romagnola. La figura di Dante è centrale, appunto, nella mostra “Dante, la visione dell’arte”, per le contaminazioni culturali in un arco temporale che va dal Duecento al Novecento. Le visioni figurative e a tratti oniriche di Cimabue, Giotto, Beato Angelico, Michelangelo, Tintoretto, Canova, Andrea del Castagno e molti altri sono state allestite, tutte, intorno al Sommo Poeta; e poi i preraffaeliti con Dante Gabriele Rossetti, i macchiaioli, i simbolisti e il Novecento di Galileo Chini, Plinio Nomellini, Felice Casorati, Lucio Fontana, Pablo Picasso. Più che una mostra, “Dante. La visione dell’arte”, nel settimo centenario della sua morte, è un evento culturale, un’occasione unica tra dipinti, sculture, disegni, illustrazioni e manoscritti. Beato Angelico, Michelangelo, Tintoretto gli autori che non ci si aspetta di vedere con alcune particolari opere (escono di rado dai loro musei), e oltre i maestri del Novecento su cui spicca Previati con il dipinto simbolista “Paolo e Francesca” di grande suggestione. La narrazione della “Divina Commedia” è l’asse centrale dell’esposizione intorno alla quale le arti visive si sono inchinate e hanno reso visuale e comunicativo per secoli, appunto, il suo testo, Michelangelo per primo, come effetto a dir poco esaltante della grande pittura scenica senza censure (inizialmente) nel “Giudizio” della Cappella Sistina. La mostra si pone su un livello internazionale, assolutamente da visitare, ho detto ai ragazzi del liceo “D. Cotugno” – L’Aquila durante l’esame di Stato. I grandi musei del pianeta: dall’Hermitage di San Pietroburgo, alla Walker Art Gallery di Liverpool, dalla National Gallery di Sofia alla Staatliche Kunstsammlungen di Dresda, dal Museum of Art di Toledo ai Musée des Beaux-Art di Nancy, di Tours, di Anger hanno fornito le loro più importanti collezioni insieme a quelli italiani: Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea di Roma, la Galleria Borghese, i Musei Vaticani e la Biblioteca Apostolica Vaticana, la Biblioteca Medicea Laurenziana, il Museo di Capodimonte. La visita. E’ come entrare in una dimensione sospesa che non si aspetta, bisogna poi avere il “Filo di Arianna” per muoversi nel complesso percorso espositivo – come fosse una capsula fuori dal tempo e dallo spazio – dentro musica, pittura, le parole e i versi di Dante proiettati nel complesso dei musei – convento di San Domenico come una sorta di ” lancio mediatico” insieme ai libri rari, proiezioni multimediali, allestimenti scenici, e infine trascorrere nella mostra un tempo particolare nel fascino interdisciplinare dei linguaggi e delle arti – un caleidoscopio che si muove nella griglia dei percorsi espositivi, – come non mai si potrà vedere per molti e molti anni nella grande bellezza figurativa, visionaria degli artisti, di secoli e secoli di interpretazioni su Dante, intorno a Dante, fino ai giorni d’oggi. La mostra: un’esperienza subliminale con i manoscritti e le prime edizioni a stampa della “Commedia”, i codici miniati del XIV e XV secolo, la stagione rinascimentale, il Neoclassicismo e la cultura preromantica e romantica, il Genio insomma, catalizza, anche il  Risorgimento, la Prima Guerra Mondiale, e infine nella grafica e le edizioni a stampa tra la fine del Settecento e il Novecento mentre, nella scuola, Dante è sempre attuale e centrale per la formazione degli studenti, e per quel quinto canto dell’Inferno – l’ingresso nel Secondo Cerchio, i lussuriosi- divenuto un simbolo per un frastornato Dante. Vede loro che volano “due che ‘nsieme vanno,/ e paiono sì al vento esser , leggieri”… ( e come si diceva la straordinaria la pittura di Previati dei due amanti…) . Ma chi sono? Si svelano, ecco, l’incontro. Paolo e Francesca. In quel luogo buio e tetro di violenza, di bufera incessante, dove riecheggiano i pianti e gli stenti, si sente “ muggire” il vento, e i flussi di corrente contrari,  e  questa tempesta infernale non si arresta mai, trascina gli spiriti con la sua violenza, in particolare quando  arrivano davanti al bordo del baratro infernale: la bufera delle passioni in vita è ora presente in quel luogo infimo dei lussuriosi, viceversa, Dante, utilizza parole che evocano la vita : “colombe”, “dolce”, “amor” quasi a tentare di assolverli, i due amanti,  sdoganarli, i due amanti, a favore del “troppo amato…”, ma condannati infine all’ eterno dolore. Una dicotomia. Dunque lei, Francesca, parla, Paolo l’amore indissolubile piange intorno a lei, Dante è turbato, ha pena per quella categoria di dannati e Francesca è il primo peccatore a dialogare con lui che, sopraffatto, sviene. Una ulteriore prova della partecipazione emotiva davanti alla forza morale di Francesca, del suo spirito e della custodia, è l’affidamento e la protezione che ha nei confronti di Paolo quasi fosse indifeso. Ecco, ancora, torna l’interpretazione di Previati simbolista, visionario, che dipinge una versione di Paolo Malatesta e Francesca da Polenta (Paolo e Francesca, 1909, olio su tela, cm 230 x 260 ) nel vortice di quel campo visivo di una bellezza cruda, “oltre i confini della cornice”, la luminosità vibrante, elegante, immateriale dalle pennellate ondulate, i due volti cupi e solcati dalla stanchezza, i corpi giovani ma segnati dal dolore che si avvinghiano e salgono, quasi una levitazione alla ricerca della luce e dell’ossigeno sopra di loro, e le mani che si uniscono, i lunghi capelli rossi di Francesca che si sollevano dal corpo nel quadro quasi attratti da una forza occulta ascendente, i due corpi illuminati da un fascio di luce e dai colori tonali caldi e freddi nelle varianti cromatiche dell’ocra, della biacca, dei pastelli. Anche Previati è dalla loro parte…