“Dopo il diluvio. Filippo Palizzi , la natura e le arti”.

 Testo e fotografia  Vincenzo Battista.

Filippo Palizzi (Vasto, 1818 –Napoli,1899), e la mostra antologica delle sue opere a palazzo D’Avalos  nella cittadina di Vasto, che raccoglie oltre 150 pitture nel bicentenario della sua nascita. I quadri provenienti dalla Galleria d’arte Moderna di Roma e dai Musei napoletani, per la prima volta riuniti, in un percorso multidisciplinare non solo costituito dai quadri. L’Ottocento del Regno delle Due Sicilie, i grandi latifondi, le contrade agricole indagate con una peculiarità quasi da “fotografia a colori”, il lavoro contadino, le idee liberali e mazziniane, formano Filippo Palizzi antiaccademico alla ricerca di una nuova dimensione tra uomo e natura, definito da Gabriele d’Annunzio visionario, ribelle, con una tecnica pittorica innovatrice che si può osservare soprattutto nelle rappresentazioni di ambientazioni con i  personaggi in controluce: una raffinatezza acuta, tra cromatismi  e tonalità, un punto di vista questo sorprendente nella ricerca pittorica che lo pose ai vertici dei pittori della Scuola di Posillipo. Pittore, incisore, ceramista, decoratore, scenografo, illustratore e tanto altro impose un marchio, un sigillo di forza narrativa al suo lavoro  e nella pittura italiana che va oltre il vedutismo imperante per quei tempi, in una “ricerca” cromatica  dei valori espressivi resi pubblici in una nuova visione dell’arte crepuscolare, senza mediazioni, che si fa romanzo del Mezzogiorno, ma soprattutto forte matrice di antropologia culturale delle genti e delle condizioni sociali, certo, a guardare oggi le sue opere.