Testo e fotografia Vincenzo Battista.

Non c’è felicitazione per i fedeli, come si potrebbe supporre, in una pietra d’ingresso del santuario, nell’attraversarla e osservarla alzando gli occhi, anzi tutt’altro, sgomento e brivido così, forse, comunica il frammento, un avanzo di un architrave ricollocato e posto sul fianco del Santuario della Madonna d’Appari a Paganica. La mano benedicente scolpita dentro il cerchio, sollevata in segno di benedizione alla greca, un gesto bizantino della divina umanità di Cristo. Il pollice si congiunge con il quarto dito a formare l’iniziale del nome di Cristo. Iconografia del Cristo Benedicente tra Oriente ed Occidente nell’Alto Medioevo. Un monogramma, infine possiamo chiamarlo, che inoltre richiama rispettivamente le tre Persone della Santissima Trinità. Il frammento si completa con un lupo al galoppo con le fauci aperte e gli occhi allungati e spiritati, plastica rappresentazione del male in agguato, con le zampe anteriori nella parte finale piegate all’interno e pronte per il balzo, ma il cerchio magico spirituale lo fronteggia, è la perfezione, crea un diaframma inespugnabile. Il cerchio rappresenta l’eternità e il movimento circolare immutabile del cielo, la creazione e la forma della vita. Perché “lì fuori” dal perimetro spirituale e salvifico, tracciato dal cerchio, la cultura diffusa medioevale “osserva” che le fiere imperversino, la selva metafora lugubre dell’ignoto e della perdizione custodisce il male rappresentato dal lupo (vedi San Franco di Assergi e i testi apocrifi sul santo e i boscaioli, con al centro la fiera), e deve essere quindi bonificata con un prodigio miracoloso. Allentare è il verbo, mitigare le pressioni che esercita il maligno sulle comunità cristiane impaurite. “Rinuncia agli averi” nell’affresco Giotto – seguendo padre Bonaventura che descrive la biografia di San Francesco – è una delle ventotto scene del ciclo delle Storie di san Francesco della Basilica superiore di Assisi. L’azione è convulsa, dinamica, ma bloccata nel suo apice come in una fotografia. Il padre di Francesco potrebbe sferrargli un pugno tanto è indignato, il vescovo lo protegge e copre il giovane, sempre più denudato dei suoi preziosi indumenti, con il proprio palio. Ma Francesco non è interessato a quello che accade intorno ai suoi piedi nudi, congiunge le mani, guarda in alto e dal cielo fuoriesce una mano benedicente con quel simbolo di alcune dita unite che abbiamo descritto, tanto che attraversa tutta la cristianità, e su tutto il Cristo Pantocratore in pittura e nei mosaici. “Benedette le mani che si aprono ad accogliere i poveri e a soccorrerli: sono mani che portano la speranza. Benedette le mani che superano ogni barriera di cultura, di religione e di nazionalità versando olio di consolazione sulle piaghe dell’umanità. Benedette le mani che si aprono senza chiedere nulla in cambio, senza “se”, senza “però”, senza “forse”: sono mani che fanno scendere sui fratelli la benedizione di Dio.» (Papa Francesco). Al cospetto di un alto prelato e del presidente dell’ordine dei giornalisti – Abruzzo, nel corso tenuto su “Giubileo degli organi dell’informazione, etica e deontologia (31 gennaio 2025 , L’Aquila, Istituto di Scienze religiose), un corso quindi di formazione dei giornalisti, alla mia domanda se mai ci fossero due Chiese: una di Papa Francesco dove, in uno degli ambienti, francescani, tanto per intenderci, in una stanzetta, riposava, la notte, papa Bergoglio a Casa Santa Marta con i mobili dell’Ikea; e un’altra Chiesa in via della Conciliazione per cardinali in pensione e non, con appartamenti e terrazze, quadri, opere d’arte, sculture, raffinate collezioni e altro in un lusso sfrenato che farebbe invidia persino al Papa Alessandro VI Borgia (andate a vedere la sua biografia!). Residenze con affaccio sulla Basilica di San Pietro per la propria – usiamo un eufemismo – missione religiosa… (non la immaginiamo nelle periferie), di 250 metri quadrati e oltre, e uno stuolo di assistenti, suore, autisti e macchine lussuose sempre pronte. È inutile che vi dica la risposta che ho avuto! Che fa il paio con le domande “soffici” dei miei colleghi, rivolte, non sapremo mai per lucrare simpatie o compiacere, e perché no, nella sublimazione, un posto in paradiso non si sa mai (augurando comunque lunghissima vita a loro), sempre che lì, da qualche parte, a vigilare gli ingressi, non ci sia Papa Francesco…

Papa Francesco: “…Cosa posso dire io, di più? Niente. Vado avanti. Cammino. Avanti!”.