Testo e fotografia Vincenzo Battista.

La citazione su Piero della Francesca è di Giorgio Vasari, “Le vite degli Artisti”. Trattato.

Affresco, 1452 -1459. Leggenda della Vera Croce. Arezzo, San Francesco. Piero della Francesca.

L’iconografia della cappella Bacci che si racconta con la pittura è leggendaria dell’arte occidentale. Segna un confine, uno spartiacque delle arti visive di tutti i tempi. Nasce ed è elaborata dalla Legenda Aurea, autore Jacopo da Varagine, un testo che da XIII secolo sarà seguito per secoli, non solo dalla pittura, a cui molti hanno fatto riferimento. La pittura di Piero della Francesca si caratterizza in tre registri nella cappella di San Francesco: la lunetta in alto e le due sezioni rettangolari. Evidenti soprattutto l’impaginazione e la simmetria dei personaggi. Una ripartizione che vede nella parte alta episodi ambientati all’esterno cioè nel paesaggio, mentre nell’ordine mediano la vita, l’ambiente “cortese”, e in basso due battaglie. Ai lati della finestra due profeti. Le scene del ciclo pittorico: la morte di Adamo, L’Adorazione del Sacro Legno e l’incontro di Salomone con la regina di Saba, il trasporto del Sacro Legno, l’Annunciazione, il Sogno di Costantino ( è considerato il primo notturno nella storia della pittura), la battaglia di Costantino e Massenzio, il supplizio dell’ebreo, il ritrovamento delle Tre croci e la verifica della vera Croce, la battaglia di Eraclio e Cosroè, l’esaltazione della Croce, angeli, figure di santi e profeti. Piero della Francesca non improvvisa, resta ancorato ai cartoni preparatori dell’affresco. Utilizza pigmenti cromatici di sostanze grasse per creare effetti luminosi. Molti gli aiuti che presero parte all’opera. Nel lunettone superiore la Morte di Adamo e la Nascita dell’albero della Croce. Adamo in punto di morte prega il figlio Seta di chiedere all’arcangelo l’olio della misericordia, e poi tanti altri episodi correlati al tema. I grandi scenari narrativi. L’adorazione della Vera Croce, l’adorazione del Sacro Legno e l’incontro di Salomone con la regina di Saba. Al centro dell’affresco l’albero della Croce è stato abbattuto e usato come ponticello su un fiume. La regina di Saba, Salomone e il suo palazzo. Il trasporto del legno sacro. Il sogno di Costantino e la vigilia della battaglia con i barbari di Massenzio. Costantino sogna la sagoma di un angelo: dirà a lui che combatterà nel segno della croce e non perderà la battaglia. La tenda di Costantino è cilindrica, vicino e il alto lo scorcio dell’angelo, in controluce un soldato. Il notturno del Sogno di Costantino è riconosciuto universalmente come un’inedita intuizione resa visiva, esplicitata nei fondi neri delle tende, Costantino riposa tranquillo, l’ocra dai toni freddi tagliata dai solchi scuri dell’ombra, il crepuscolo del cielo sullo sfondo. La forza metafisica della pittura ha qui un effetto dirompente e desueto in una atmosfera sospesa e in quel senso di attesa a cui i cromatismi tonali concorrono. Un uomo veglia sul Principes, un altro armigero come detto in controluce nell’oscurità, l’altro a desta con in mano lo scettro del comando quasi ad ostacolare a tutti il riposo di Costantino. I volti dei guardiani il Sogno di Costantino sono rassicuranti, distesi. Questo episodio è l’apice della pittura diffusa e avvolgente della Leggenda della Vera Croce. La battaglia di Costantino e Massenzio, l’esercito di Costantino prosegue alle spalle dell’imperatore che innalza la croce comparsa nel sogno. Il supplizio dell’ebreo. Sulla parete di fondo, dopo la battaglia di ponte Milvio, Costantino si converte al cristianesimo, rende libero l’esercito nella fede. Altri scenari pittorici. Il ritrovamento delle Tre Croci e il riconoscimento della vera Croce. A sinistra della Cappella, nel registro mediano, Elena ritrova la vera Croce, Giuda guida il corteo sul monte Golgota, Gerusalemme appare come un borgo medioevale. La battaglia di Eraclio e Cosroè. IL filo della narrazione: nel 620 d. C. il re persiano Cosroè trafuga la Croce di Gerusalemme per riutilizzarla come ornamento per il suo trono. Sfidato l’imperatore, Eraclio viene decapitato, sconfitto il suo esercito, la battaglia infuria. La Leggenda della Sacra Croce nel Coro di San Francesco ad Arezzo è una celebrazione, un ciclo pittorico suggestivo, una propaganda contro i turchi, in definitiva. La sorte di Costantinopoli e l’Impero romano d’Occidente tengono. Una cronologia di fatti e avvenimenti, storie, riassunte e soggetti di assonanze cromatiche in una unità celebrativa della pittura, poi le leggi geometriche, la sovranità dello spazio. L’arte raggiunge il suo culmine. Degli affreschi scrive d’Annunzio: “Come innanzi a un giardin profondo co stretti / o Pier della Francesca”. E poi Pasolini.” Quella breccia d’indemoniati, quelle scure / schiene, quel caos di verdi soldati/ e cavalli violetti/ o quella pura luce/ che tutto vede di toni di pulviscolo: ed è bufera/ è strage, dinamicità”. Si continua con l’ingresso trionfale della Croce a Gerusalemme nella lunetta della parete sinistra portata da Eraclio. L’Annunciazione, simmetrica al Sogno di Costantino, è inserita nella parete per volontà dell’ordine francescano. Piero della Francesca, la purezza pittorica mai raggiunta da altri, il senso della plasticità dei corpi, i campi visivi dialoganti che hanno sconfitto i secoli…


Il crocifisso ligneo dipinto e attribuito al Maestro del San Francesco Bardi (XIII secolo), appeso sopra l’altare maggiore al centro dell’ingresso della Cappella Bacci.