Gli antichi boschi di Secinaro. Il massiccio del Sirente.

Testo e fotografia Vincenzo Battista.

Un particolare ringraziamento a Luigino Barbati, promoter e chef di Secinaro.

La strada da Secinaro, ultimo borgo della valle Subequana in quota altimetrica, territorio che va da 600 metri circa ai 2348 metri del massiccio del Sirente, si congiunge lungo le sue pendici settentrionali a Rocca di Mezzo e all’altopiano omonimo. Denominata strada provinciale n.11, fu costruita nel 1968 e terminata nel 1970, per volere dell’amministrazione comunale e dal sindaco Panfilo Ricotta. Lunga 20 chilometri con una careggiata di otto metri di asfalto, contribuì a creare una viabilità del tutto nuova a favore di Secinaro uscito così dall’isolamento geografico, tanto che in passato è stato ritenuto per categoria paese per i confinati politici, che lì trovavano il loro domicilio. Il territorio del comune ha un’estensione di 3200 ha, e ha mantenuto, se pur nella fragilità del tessuto urbanistico, una rilevante importanza nell’architettura popolare del borgo con un assetto cuspidale, appoggiato ad una collina calcarea, con tutte quelle soluzioni adottate dalla cultura autoctona nelle case contadine dei mulattieri, boscaioli e carbonai, negli slarghi, nei passaggi coperti e nelle vie e percorsi cordonati. Soluzioni urbanistiche uniche ed originali nel quadro diffuso dei centri contigui della valle Subequana.

Secinaro si caratterizza soprattutto per l’ambiente boschivo. Il bosco è in gran parte costituito dal faggio, 2000 ettari di bosco, interamente avvolto dalla selva quindi il paesaggio appenninico di Secinaro. La faggeta si estende dai 1200 ai 1800 metri di altitudine fino a lambire, nel versante nord, i canaloni e le torri dolomitiche del massiccio del Sirente.

Il faggio di alto fusto diffuso nei boschi del Sirente, nella località “Sarcalena”, per citare un esempio nel trek da noi effettuato, una “sezione” quindi questa e così definita dalle norme della forestazione, si caratterizza nella ceppaia che vive 25 anni; poi si iniziano a realizzare i trattamenti, la coltivazione: consiste, intorno alla stessa ceppaia, nel togliere le piante che sono nate avvolte ad essa. Dai 15 centimetri (per fare legna da ardere, usi civici), si tagliano i rami via via per liberare e sfoltire la stessa ceppaia, farla crescere più libera nei tronchi migliori che si elevano nello sviluppo. Poi, nella stessa crescita degli anni, si torna alla stessa ceppaia dopo cinquanta anni e si osservano i tronchi alti e maturi che si elevano. Contestualmente si tagliano i tronchetti (materiale questa volata per la lavorazione del legno). Infine si lasciano le stesse piante mature e adulte che continuano, da decenni quindi, la loro dimensione rilevante e vegetativa. A settantacinque anni si torna ancora nella località, si osservano i tronchi cresciuti, sempre più pregiati, alti e imponenti. A cento anni il bosco è completo nella sua visione del contesto ambientale, la pianta e l’intero bosco hanno raggiunto il massimo del ciclo vegetativo. Si può procedere al taglio concordato con la Forestale e il comune di Secinaro.

Ma Secinaro è anche gastronomia. I piatti preparati da Luigino Barbati: chitarrina con il sugo di pomodoro fresco ed erbette aromatiche. Contorni: friarielli con patate, cicoria, spinaci e fagioli, friarielli ripassati in padella, insaccati e prosciutto contadino stagionato di due anni, finocchi e cipolle al forno.