Gli spiriti degli antenati nella Conca aquilana. Il volo della divinità protettrice.

Testo e fotografia di Vincenzo Battista.

Gli occhi gialli frontali, la grande testa che si muove di scatto, e ruota, come un radar quasi a cercare qualcosa, sono i caratteri che la distinguono insieme alla sua lunghissima vita, proverbiale, ambigua, divisa tra il giorno e la notte: il suo vero habitat quest’ultimo. Aspetta che le luci del borgo di Fossa (13 km. Sud – Est da L’Aquila,  ai bordi di una “fossa” carsica e sul fondo della dolina sovrastante, si spengano per lanciarsi con un fruscio d’ali dall’orlo di Monte Circolo tra le balze, i pinnacoli dell’anfiteatro roccioso che sembra abbracciare il paese, per spiccare il balzo dalla rupe e i peschi, librarsi come un aliante con cerchi sempre più stretti. La civetta. La dea della notte. Ha attraversato il tempo e varie culture fin dall’antichità, sorella degli spiriti maligni ma anche animale sacro, preferito da Atena dea dall’appellativo “occhi cerulei”, di civetta, appunto. Il volo continua. Adesso, intorno alla sagoma del castello diruto di Ocre ( feudo di Ocre , anno 1178, citato in una  Bolla di papa Alessandro III), stringe i giri sempre più concentrici, le ali sono immobili; davanti a sé, nella pianura di Fossa, il cono di Monte Cerro (anomalo al centro delle campagne) trasformato per sortilegio in una grande montagna calcarea, poiché un principe ingordo verso i suoi coloni non voleva restituire il grano dovuto; vola, la civetta, nel fitto e nella profondità della notte rotta dal suo verso, come una risata stridula, il suo canto breve e secco che rimbalza sulle pareti e le falesie e lì riecheggia, amplifica la sua minaccia, il suo inno notturno, sembra proseguire all’infinito: cattivo augurio e preannuncio di morte, narra la tradizione popolare di Fossa, presenza e spirito del mondo inferiore emerso, del demonio, e del suo rappresentante, la strega, avverte l’odore della morte che annusa poggiandosi sui tetti delle case. Allontana le disgrazie dalle abitazioni su cui volge gli occhi e quando “canta” di notte, raccontano, “il tempo sarà bello; se invece grida più volte sarà brutto” come il suo destino se trovata, un tempo, dentro casa: veniva inchiodata sui battenti della porta, perché potesse espiare la minaccia dei lutti. Il volo volge al termine, si poggia infine nella grotta della Civetta, che prende appunto il suo nome ma dedicata al santuario del dio Mitra, una sorta di tempio romano rupestre e devozionale, una cavità scavata nella parete di Monte Circolo che sovrasta il borgo di Fossa, secondo la tradizione mitica locale, e risalente al 213 d.C. Una lapide, inoltre, trovata nei primi anni dell’Ottocento in un’aia del paese dallo studioso aquilano Saverio Gualtieri, catalogata nel Corpo Iscrizioni Latine,si vuole che riconduca alla grotta. La lastra scolpita afferma che Severo Antonino Augusto quarto console, i due pubblici funzionari Tito Flacco Luciliano e Tito Avidiacco Furiano dedicarono uno speleo (grotta) al Sole Invitto per cura dell’agente Publio Peticeno Primo. Ma i miti nella grotta – santuario ancestrale dei culti officianti il dio Mitra tra sole, terra e uomo, vengono abbandonati, più avanti, nella pianura aquilana, dopo l’Aveia romana, e lasciano il posto agli oggetti, alle forme, ai manufatti: significativi reperti venuti alla luce nella necropoli di Fossa, testimonianza di un mondo difficilmente immaginabile nel I millennio a. C. ma che tuttavia ci viene incontro, apre squarci di luce nella profondità del culto delle sepolture delle popolazioni locali dell’età del bronzo e del ferro: spirito e cultura del lutto degli antenati i reperti, luogo – mito il sito archeologico, per raccontarci in fondo una storia collettiva che appartiene al Dna della Conca aquilana.

 

Nota.

La civetta rapace notturno, è il simbolo della sapienza, dell’astuzia razionale e scorge nella notte ombre e movimenti, che altri non vedono.

 

Altre referenze fotografiche.

– Civetta, ex libris dei primi del ‘900. (mclink.it)

– La Civetta come simbolo di sapienza. Un altro ex-libris dei primi del       ‘900. F.Cardini.

– Minerva con alcuni suoi attributi, tra cui la civetta che “significa il consiglio del prudente” (Immagini delli Dèi de gl’Antichi, V. Cartari). F. Cardini.

–  La civetta effigiata su una moneta di Cnosso accanto al labirinto; l’animale diviene qui apportatore di ordine, elemento per cui “il caos diviene cosmo e lo spazio diviene sacro”. F. Cardini.

– Hieronymus Bosch  “Trittico del giardino delle delizie”, particolari con la civetta, 1480 -1490, Museo Prado di Madrid. ( Lipu.)

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