Fotografia Vincenzo Battista.
La nascita dei primi trulli risale all’epoca
preistorica. Già in questo periodo, infatti, erano presenti nella Valle
d’Itria degli insediamenti e iniziarono a diffondersi i tholos,
tipiche costruzioni a volta usate per seppellire i defunti.
Tuttavia i trulli più antichi che troviamo oggi ad Alberobello risalgono
al XIV secolo: fu in quel periodo che ciò che appariva, ormai, come una terra
disabitata venne assegnata al primo Conte di Conversano da Roberto d’Angiò,
principe di Taranto e poi re di Napoli dal 1309 al 1343. L’appezzamento di
terra costituiva il premio del nobile rampollo angioino per i servigi resi
durante le Crociate.
La zona venne quindi popolata di nuovo, spostando interi insediamenti dai feudi
vicini come quello di Noci.
Secondo alcune ricerche, tuttavia, già verso l’anno Mille sorsero degli
insediamenti rurali da entrambe le parti del fiume che adesso scorre
sotterraneo. Le abitazioni a poco a poco si accorparono fino a formare dei veri
e propri villaggi, in seguito soprannominati Aja Piccola e Monti.
La costruzione a secco, senza malta, dei trulli, venne imposta ai nuovi coloni
di modo che le loro abitazioni potessero essere smantellate in fretta: un
metodo efficace per evitare le tasse sui nuovi insediamenti imposte dal Regno
di Napoli e di certo anche buon deterrente per i proprietari riottosi. La
maggior parte degli storici tuttavia concorda che questa tecnica edilizia fosse
dovuta, innanzitutto, alle condizioni geografiche del luogo, che abbondava
della pietra calcarea utilizzata nelle costruzioni.
A metà del XVI secolo l’area di Monti era già occupata da una quarantina di
trulli ma fu solo intorno al 1620 che Alberobello acquisì la
fisionomia di un insediamento indipendente dalla vicina Noci, arrivando a
contare circa 3500 persone verso la fine del XVIII secolo. Nel 1797 il
villaggio ottenne dal Re di Napoli Ferdinando IV di Borbone il titolo di città
reale. Il nome attuale deriva dal latino medievale della Regione, “silva
arboris belli”.