Il 24 giugno. La notte appena trascorsa e le acque degli antenati.

Testo e fotografia di Vincenzo Battista.

Si avvicinano, ma molto lentamente, vengono da lontano, rispondono ad un richiamo antico, arcaico, tanto che si era persa la memoria, l’essenza, la motivazione profonda di quel rito collettivo che li spinge a viaggiare. Nella notte. A tornare indietro nel tempo, sembra, di migliaia di anni, come in una sorta di macchina del tempo o di una formula spazio-temporale, alla ricerca dell’archetipo, stipato dentro ognuno di loro. È la notte stellata il vero obiettivo. L’oscurità che protegge ma anche leggenda prescrittrice e compagna di un rito, di un cerimoniale che ha bisogno di un elemento naturale per concludersi: l’acqua. La notte non deve trascorrere invano insieme agli uomini e donne che si avvicinano, a questo ” catalogo” di storie in viaggio, le più straordinarie, le più bizzarre, uniche, ma anche le più drammatiche che abbiamo sentito raccontare. Sono ormai giunti alla meta: l’acqua, del fiume, che unisce magicamente avvolta dall’oscurità, ma presente nei riflessi delle lampade, delle torce, nei fuochi accesi lungo la riva, nel chiarore dei bagliori si coniuga quell’acqua, con il buio, in un preciso momento, in un preciso tempo: la notte che precede questo 24 giugno.

L’oscurità e l’acqua eleveranno a medium un’umanità prossima all’investitura sacrale, riunita nelle sponde del fiume Liri, nel “giuramento” che rinnova la sua stirpe, la sua appartenenza ad un culto: ” Il battesimo del fiume” con le sue virtù taumaturgiche. Da Civitella Roveto, Canistro, Balsorano e Capistrello, ma anche oltre la valle Roveto e dal Fucino, dalla Marsica centinaia di persone assistono al rito, anzi vogliono essere parte integrante del “bagno” di purificazione, nella credenza popolare che la festa del solstizio d’estate (nell’emisfero boreale si manifesta il giorno più lungo dell’anno e il suo significato religioso è legato alla rinascita, alla festività al culto dell’acqua con abluzioni, immersioni), il 24 giugno, San Giovanni Battista, scopra la notte trascorsa, i miti non estinti: il matrimonio del sole con la luna che viene fecondata; la rugiada sacra, sull’erba ricercata dalle spose che vogliono i figli. I fuochi accesi, purificatori che aspettavano l’arrivo dei demoni, e poi i cibi della tradizione, le lumache della luna: le corna portano maleficio e solo mangiandole si scongiura il male…

E poi ancora il granturco fuori dalle porte; la raccolta della rugiada per curare gli occhi; gli incantesimi con l’albume d’uovo esposto alla rugiada per leggere il futuro. Tutto rigorosamente nella notte del 23 giugno. È passata la mezzanotte, la gente si raccoglie lungo le sponde del fiume. Ha inizio il rito, qualcuno prima a piedi nudi apre il battesimo collettivo, poi la gente si bagna il corpo, entra nel letto del fiume ghiaioso, si segna a forma di croce la fronte, raccoglie l’acqua che conserverà per tutto l’anno (anche per preparare il lievito). Fino all’alba è andato avanti questo rito di purificazione, quando i primi raggi di sole sono calati sul fiume Liri a sancire il termine ultimo dell’acqua taumaturgica invocata nella notte, nell’altare sacro, l’argine del fiume, della comunione e dell’espiazione. Ma non tutto è concluso. Si aspetta l’epilogo, prima dell’alba. L’apice della notte profetica è raggiunto con la messa e con il battesimo degli ultimi nati del paese: una cerimonia nella notte fonda, questa sì lustrale offerta alla rigenerazione della natura, alle divinità della terra, al nuovo mondo del solstizio d’estate che nasce dalle acque dei nostri antenati.