Il borgo delle tentazioni e delle allegorie diffuse. Il 17 gennaio di san’Antonio Abate.

Testo e fotografia Vincenzo Battista.

Un particolare ringraziamento a Luigino Barbati, Secinaro.

Il granturco bollito, “cibo povero per i poveri”, associato a sant’Antonio Abate nel percorso processionale riscatta, nella ricorrenza del santo, un mondo di miseria e di fatica nel lavoro in montagna e nei campi. “I granati” lungo il percorso rituale vergono offerti nell’intento allegorico – religioso a tutte le famiglie, in particolare quelle “ricche” quale prova della condivisione, una sorta di riscatto e “trasferimento” anche con ironia, per un giorno in un anno, del cibo della povertà donato alle famiglie dei proprietari terrieri. Nel corteo, formato da animali e figuranti, viene rappresentato lo “schema” figurativo e plastico, di lettura, delle disavventure del santo sottoposto alle continue tentazioni da parte del diavolo. Il paese di Secinaro per tutto il pomeriggio è attraversato e avvolto dai canti propiziatori, suoni apotropaici: strofe creative e satiriche dell’avventura senza fine del santo paziente a tutto quello che si manifesta intorno a lui.

E sono, appunto, i “granati” il tramite, offerti per il futuro benessere e di abbondanza, così largamente ritenuto dalla piccola comunità locale. Il gruppo di figuranti riceverà in cambio, come nella tradizione contadina, prodotti agricoli da consumare la sera quando il corteo concluderà la sfilata con la benedizione degli animali. La scenografia popolare segna le stazioni di sosta nel centro storico, le pause, e si accendono allora i fuochi: cerchio protettivo, perimetro invalicabile, salvacondotto psicologico per la nuova stagione agricola che si apre. Così la comunità di Secinaro torna a far rivivere un singolare tratto dell’arcaica società contadina e pastorale, che fino agli anni ’50, ha segnato il flusso di radicali contesti culturali dove la “festa”, libero arbitrio e luogo franco, era espressione aggregante intorno a quella povertà e miseria che doveva essere consapevolmente mitizzata…

I “granati”, granturco lesso, è il cibo di rito offerto in onore del santo e in segno di riconciliazione. Sono gli uomini della Deputazione che trasportano il cibo. Seguono i cantori, i suonatori di organetto e il figurante: sant’Antonio Abate. Il corteo si ferma, bussa alle porte delle case e, con battute sferzanti ed ironiche, dialoga con gli abitanti. Il 17 gennaio tutto è permesso. Erano soprattutto i proprietari di bestiame a preparare i “granati”. Si attesta lo stretto rapporto tra “terra e pane”, secondo il valore apotropaico dei “granati” che, offerti dagli allevatori, propiziavano la riproduzione e l’aumento dei capi di bestiame fino ad allora posseduti.

Il percorso di sant’Antonio Abate nel borgo di Secinaro il 17 gennaio 1997. Percorso: chiesa Madonna della Consolazione, via della

Madonna, piazza della Chiesa, via della Chiesa, via Roma, via sotto le Mura, Rioni: “Codacchio”, “il Colletto”, “la Cona”.

Il gruppo del corteo, davanti la chiesa della Madonna della Consolazione di Secinaro, viene presentato al pubblico intervenuto per la rappresentazione e la sfilata nelle vie del centro, in coincidenza del solstizio d’inverno.