Il Croco primaverile che voleva raggiungere il Gran Sasso d’Italia.

La fiaba. Incipit.

Testo e fotografia Vincenzo Battista.

Adesso che finalmente avevano bucato la terra lo vedevano così lontano, lo ammiravano nel suo profilo…   La primavera intanto si poteva solo annusava nell’aria e loro, con le corolle mosse dal vento, si erano prima contati e poi tutti, ma tutti, andata via la neve che li ricopriva, si erano asciugati e rivolti, felici, su quel tappeto di fiori così mostrato a cui appartenevano, verso la montagna sacra: Il Gran Sasso d’Italia. I fiori di croco dovevano andare lì, alle pendici del mito per ricongiungersi, e chiedere al vento che spirava su quella collina dove erano nati se poteva aiutarli. Trascorsa la notte nelle infinite discussioni tra loro, i mille e mille crochi, all’alba, iniziarono a contarsi e a prepararsi all’evento. Tutto era pronto per raggiungere il Gran Sasso dal loro luogo: la conca Aquilana dei profumi e dei fiori . Ma poi accadde un evento destinato a restare nella memoria di queste eterne montagne, del fiore stesso e del suo vestito di croco con petali bianchi e viola della primavera con gli stimmi e le antere di colore giallo e arancio che puntavano al cielo come antenne per mandare messaggi, e stare costantemente in contatto tra loro. Quando arrivò l’alba e tutto sembrava pronto…