Testo e fotografia Vincenzo Battista.

Il fiore di zafferano è stato appena raccolto nelle campagne di San Pio delle Camere, nell’Altopiano di Navelli (AQ). Dai cumuli dei fiori sul tavolo le mani si muovono freneticamente per prenderli. L’indice e il pollice premono alla base della campanula viola racchiusa nella sua corolla (la sfioritura così chiamata ha inizio), il calice di sei petali si apre e mostra il suo involucro custodito. All’interno gli stimmi rossi (il Croco Sativus, la spezia che successivamente verrà essiccata con un setaccio sulla brace del camino) e gli stami gialli. Con l’altra mano si prelevano i filamenti del Croco: le dita staccano dalla radice i tre fili rossi della spezia di zafferano uniti ai tre stami gialli ( “la gialletta”, utilizzava per tingere gli indumenti, dopo la loro fabbricazione e lavorazione al telaio in legno, un tempo questo). Una manualità continua, costante, che si ripete molte ore ogni giorno, per circa due settimane: è il ciclo della fioritura dello zafferano autunnale (ha inizio intorno al 15 ottobre circa e termina a metà novembre) nei campi dell’Altopiano e nelle aree agricole contigue alla città dell’Aquila. I fiori, ogni giorno, dopo la raccolta all’alba, dentro le ceste di vimini sono portati nelle case dei produttori di zafferano e quindi lavorati. I gesti della sfioritura sono rimasti immutati nei secoli, gli stessi praticati dalle donne nel Medioevo delle Conche aquilane. Il fiore di zafferano tra le dita…