Studenti della città di Siena pronti per l’annuale offerta dell’olio santo. La storia del rito.

domenica 20 maggio 2012 07:30

di Vincenzo Battista – “.La vegnente matina giorno di sabbato conoscendosi tuttavia più aggravare dal male, fece istanza grande di essere prestamente portato all’Aquila; benche fusse breve la strada fino a quella Città, non potè nondimeno quel giorno esservi portato; si che fu necessario fermarsi nella Villa di San Silvestro sette miglia discosto dall’Aquila. Raccomandando il suo spirito al Signore, mandò fuori l’Anima Santa il giorno 20 maggio dell’anno 1444 a’ hore 22. Vedesi hoggi segnato dov’egli morì nel pavimento, il quale è circondato da una balaustra, e dove suol ardere continuamente una lampada.” che oggi, nella chiesa di San Bernardino in piazza d’armi, simbolicamente, verrà alimentata nell’annuale offerta dell’olio santo portato dagli studenti della città di Siena.

Dal 1957, con la “Nobil Contrada dell’Aquila”, ininterrottamente, la comunità di Siena ha dato corso a questo “incontro” annuale nel nome di Bernardino il predicatore, il “santo senese”, nato l’8 settembre del 1380 a Massa Marittima, il teologo e scrittore di devozione, pace e giustizia sociale in una Europa di Scisma, di peste, di disordine negli stati territoriali e in Italia soprattutto di guerre.

Ha portato nelle piazze l’apostolato, la “parola” del suo grande predecessore che si era posto lontano dalle dispute teologiche e come lui visse il disagio di una Curia lontana dall’esempio evangelico: lo abbiamo visto rivivere nel film di Liliana Cavani, girato sul Gran Sasso: “Francesco”.

Per la fede, per valore delle idee, quelle “primarie e primitive di Francesco d’Assisi – ha scritto Raoul Manselli – San Bernardino non si arrese ai potentati laici, perché predicò dove volle e quando volle, aderendo a esigenze di cui oggi non siamo forse in grado di sentire le urgenze e le indicazioni”: parole queste, che sembrano non aver tempo, tanto sono attuali nella nostra epoca. I ragazzi della scuola entreranno in chiesa, alcuni prenderanno “l’ovatta benedetta del San Bernardino” che ne ricorda un prodigio a 25 giorni dalla morte, e poi il luogo “dove egli morì sul pavimento” come ha scritto nel 1614 nel volume “Vita e morte e miracoli del gloriassimo S. Bernardino da Siena” lo storico Salvatore Massonio, tratteggiando così la cronaca degli ultimi giorni dal santo pellegrino Bernardino sulla Via degli Abruzzi; quel luogo bisogna invece andarlo a trovare virtualmente in un altro sito di questi itinerario bernardiniano dentro la città transennata dell’Aquila: via Patini, la cella del santo, ultima emergenza architettonica del demolito convento di San Francesco.

Ma è ancora il Massonio che scrive:”le genti della città dell’Aquila e del suo Contado mosse da spirito di devozione, dalla memoria della dolce conversazione havuta già da lungo tempo con frate Bernardino; tralasciarono molti giorni l’arti manuali, e i contadini di fuora per un pieno giubileo che sentivano nel petto, non curavano di esercitarsi nelle loro opere rusticali, anzi ancorché necessarie l’abbandonavano, udivasi di giorno e di notte un continuo sonar di campane per tutta la città” e ricordato sulle chiavi d’imposta dei portali con il Monagramma Berardiniano, il suo stemma, finemente lavorato in pietra, che si moltiplica sembra fino al’infinito, anche nei centri dell’antico contado: un logo opera di un fine designer con dentro non messaggi subliminali, ma la storia di fede secolare tanto che a Castel Gandolfo, sotto l’anello del Pescatore, il 19 ottobre del 1956, 18° del Nostro Pontificato” Pio Papa XII proclamava San Bernardino da Siena, che portava con sé quella tavoletta di legno (conservata nel convento di San Giuliano), l’icona della predicazione, patrono dei pubblicitari per la capacità divulgativa soprattutto nei tempi dell’eresia, di un “messaggio” che aveva come destinatario l’uomo di Francesco e la sua storia.

Fotografie : Vincenzo Battista