Il gregge ricoverato nella stalla, la mungitura a mano. La Conca aquilana.

Testo e fotografia Vincenzo Battista.

Le mani avvolgono completamente la mannella della pecora, dall’alto verso il basso il palmo della mano effettua una pressione regolare per la fuoriuscita del latte verso i capezzoli e infine nel recipiente. Una tecnica questa graduata, lenta dei pastori addetti alla mungitura che si tramanda da generazioni. La pressione del pollice e poi dell’indice, i tempi della mungitura e il latte esce per alcuni minuti e si raccoglie. Il lavoro avviene da “seduti” con uno sgabello nella stalla dove il gregge è protetto dalla stagione invernale, alimentato con il fieno. Il movimento delle dita e delle mani nella mungitura: il pollice, l’indice e il medio, il mignolo e l’anulare in simbiosi, i movimenti progressivi delle dita, i movimenti poi regolari, il ritmo sempre più veloce fino a stabilizzarsi, e infine l’attenzione verso l’animale (alcuni pastori parlano sottovoce con le pecore per tranquillizzarle), il massaggio della mammella rassicurante. Oltre la tecnica e le metodologie non affatto semplici, la pratica, gli antichi saperi e la cultura della pastorizia ereditata nell’ambito delle famiglie degli allevatori costituiscono il valore insostituibile di questo mestiere antichissimo che non è mai mutato nel tempo nella Conca dei borghi dell’aquilano.