La montagna di grano del principe e il pover’uomo con le mule.

Testo e fotografia Vincenzo Battista.

Era un mucchio di grano, sì una montagna di grano, da non crederci, il grano portato lì dai coloni che coltivavano i terreni e accumulato tanto da divenire un enorme granaio a cielo aperto. Il principe nel suo contado vedeva sempre più crescere quel colle di grano che si alzava ogni giorno, sempre di più, era soddisfatto, si compiaceva di sé stesso. Ma, poi, un giorno, passò alle pendici della montagna di grano un pover’uomo, cercava l’elemosina, diceva che non aveva niente. Disse al principe se poteva avere un pugno di grano, ma questi rifiutò, fu trattato con disprezzo e allontanato dalle sue milizie a calci. Allora il povero gli disse che sarebbero venute le mule di Cristo e si sarebbero portato via tutto il grano. Ma il principe rise, rise, e perdonò quel pover’uomo che lentamente si allontanava, non lo fece impiccare per aveva osato tanto davanti a lui. Poi, davanti ai contadini e ai coloni si presentarono le mule, in fila, il principe indietreggiò, alzò le braccia, ma ormai tutto era stato già predestinato: le mule, sì, erano arrivate, quell’uomo che cercava l’elemosina del grano era Cristo, si animarono per magia gli animali, caricarono con gli zoccoli il grano per i poveri e improvvisamente quella stessa montagna di grano fu trasformata in terra e pietre. È monte Cerro, una morfologia calcarea, anomala, bizzarra, che si alza come un totem nella Media valle dell’Aterno e sembra guardare il borgo di Fossa, il castello alla sommità, la torre, la residenza del principe… e racconta, quella montagna, dalle sue viscere escono le voci, narra, e si illumina a volte qualcuno giura a Fossa, per non lasciare soli gli uomini e le donne della povertà e dell’ingiustizia, vinte.