Testo e fotografia Vincenzo Battista.

Il tempo dello spazio, e lo spazio – tempo con la teoria della relatività si uniscono, e anche in questa oscurità delle grotte di Pietrasecca, proviamo a pensare, si percepisce questa equazione, nei meandri occulti apparentemente immutati e immobili di una caverna dilatata che respira ed emana segnali criptici di migliaia e migliaia di anni. La grotta enigmatica di stalattiti e stalagmiti, così come ci appaiono nel buio che li avvolge. Apparente staticità, per millenni, all’interno della grotta, l’anidrite carbonica è vissuta disciolta nelle acque percolanti in un moto lento e continuo quindi nel “loro spazio – tempo”. Le molecole si son liberate, precipitando si sono distillate plasticamente, oppure sono salite in una forma detta alabastro: così stalattiti o stalagmiti, cioè queste ultime le colonne che si alzano. La grotta respira, emana il suo battito, si prolunga e assume forme libere e senza vincoli nei minerali trasportati dalle acque percolanti dalle cavità del soffitto che respira come un polmone. Dalla cavea scendono fragili, porose, bianche, e cristalline, per poi assumere forme e pigmentazioni variabili in un’ininterrotta catena di sfumature alla luce delle torce elettriche: la forma quindi è vita. Il viaggio della luce è il nostro “tutor” che rivela le stesse forme sfuggenti. Ha così inizio nell’oscurità Millenaria che avvolge e mitizza la grotta sì, ha inizio il mito della caverna di Platone…Un antro delle meraviglie, un mondo alieno, scrigno custodito nelle profondità nelle viscere della roccia che si rileva, mai l’occhio umano vide le forme plastiche che si tendono “elastiche” e silenti, pendono acuminate, minacciose quasi per infierire, formano spirali e pilastri, cascate di materia carsica, pinnacoli, totem spugnosi si avvolgono, precipitano ed evocano millenari silenzi.