Fotografia Vincenzo Battista.

Il Civico Museo Bibliografico Musicale, nato nel 1959 per custodire le collezioni di beni musicali del Comune di Bologna, ha assunto nel 2004 la nuova denominazione di “Museo internazionale e biblioteca della musica”, con l’inaugurazione della sede museale di Palazzo Sanguinetti, dove è stata traslata anche la Biblioteca dall’interno dell’ex Convento di San Giacomo, sede anche del Conservatorio di musica G.B. Martini.
L’eccezionalità del Museo va ricercata soprattutto nella sinergia instaurata tra le collezioni – una delle eredità più preziose dello spirito illuminato con cui nel Settecento padre Martini raccolse il suo patrimonio – che ne amplifica l’intrinseca, eccezionale importanza.
Tra le innumerevoli “storie musicali” che i documenti consentono di narrare, l’allestimento museale ha scelto di presentare quelle che la ricchezza documentaria può raccontare al meglio, quasi senza l’ausilio di inserti esplicativi: quella del suo principale artefice, Martini, e dei suoi amici e corrispondenti, quali Christoph Willibald Gluck, Johann Christian Bach, Wolfgang Amadeus Mozart, Charles Burney; quella del libro musicale dal Cinquecento all’Ottocento; dell’opera italiana del Settecento, intessuta attorno alla figura del Farinelli, e dell’Ottocento, attorno a Gioachino Rossini; la storia delle concezioni teoriche della musica dal Quattrocento al Settecento; e la storia dei personaggi e delle istituzioni nella vita musicale bolognese.

Il percorso museale si apre, tra le lussureggianti decorazioni della sala detta Boschereccia, con alcune opere simboliche, le quali servono da prologo al visitatore che si appresta a compiere il viaggio all’interno dell’universo musicale.
Le sale 2 e 3 sono dedicate al padre spirituale del nuovo museo, ritratto in un ovale di Angelo Crescimbeni: quel Giambattista Martini, il cui prezioso lascito morale, intellettuale e materiale, viene qui celebrato e fatto conoscere al grande pubblico.
In particolare, nella sala 3 si illustrano i rapporti tra Padre Martini e le personalità di spicco del mondo musicale dell’epoca, quali il giovane Mozart o Johann Christian Bach, raffigurato in un celebre ritratto di Gainsborough. Nella stessa sala è possibile ammirare anche la famosa Libreria musicale di Giuseppe Maria Crespi.
Si prosegue, quindi, nella sala 4 (“L’idea della Musica”), dedicata ai teorici musicali dal Quattrocento al Seicento, con importanti esempi di trattati musicali, con i ritratti dei rispettivi autori e con alcuni strumenti musicali di grande importanza, come il Clavemusicum, pezzo unico di Vito Trasuntino (Venezia, 1606).
Alcuni tra i pezzi più rilevanti sono esposti nella successiva sala 5 (Sala delle Arti), dedicata ai “Libri per musica e strumenti dei secoli XVI e XVII”. Custoditi dentro modernissime vetrine circolari, collocate al centro della stanza ad assecondare il ricco decoro della pavimentazione, si possono ammirare testi rarissimi di fine Quattrocento, fino ad arrivare al famoso Harmonice musices Odhecaton A., primo libro musicale a stampa, realizzato da Ottaviano Petrucci.
Quindi gli strumenti: i liuti; l’armonia di flauti di Manfredo Settala del 1650, che rappresenta un vero e proprio unicum; le pochette, piccoli violini utilizzati dai maestri da ballo; e poi le ghironde, i serpentoni e la serie straordinaria di corni e cornetti del XVI e XVII secolo; infine uno strumento di scena singolarissimo, come la Tiorba in forma di kithára.
L’opera italiana diventa protagonista nelle sale successive.
Dapprima il Settecento nella sala 6, dedicata al celebre cantante Carlo Broschi detto Farinelli: il suo ritratto dipinto da Corrado Giaquinto domina la sala, assieme ai ritratti di castrati di varie epoche e di compositori del tempo, tra tutti Antonio Vivaldi e Domenico Cimarosa.
Nella sala 7 l’Ottocento e Gioachino Rossini, il cui nome è indissolubilmente legato a Bologna: ritratti, busti, libretti delle prime recite di Isabella Colbran, cantante e sua prima moglie, la partitura autografa de Il barbiere di Siviglia, ma anche effetti personali curiosi, come la vestaglia da camera o il parrucchino, nonché il pianoforte a coda, realizzato nel 1844 da Camille Pleyel, che gli appartenne.
Il percorso prosegue, attraverso i secoli, gli usi e le mode musicali, nella sala 8, dedicata ai “Libri per musica e strumenti nei secoli XVIII e XIX”: viole d’amore e flauti traversi affiancati alle partiture composte da Torelli, Vivaldi, Bertoni, ecc., e poi i clarinetti e il Buccin realizzato a Lione da Jean Baptiste Tabard (1812-1845).
A conclusione del percorso, nella sala 9 un omaggio doveroso a due personaggi importanti per la cultura musicale bolognese e italiana, Giuseppe Martucci e Ottorino Respighi: sono esposti i ritratti, le fotografie e una selezione di opere del fondo Respighi, che fu donato nel 1961 alla biblioteca dalla vedova Elsa, in occasione del 25º anniversario della morte del compositore.
Nella stessa sala si ammira il ritratto del musicista Arrigo Serrato, dipinto dal celebre Felice Casorati.