Testo e fotografia Vincenzo Battista.

Di che cosa ci occupiamo?  Una pittura, ma forse è riduttivo, c’è molto altro, e credo che si comprenderà, poiché si addiziona e si sottrae la pittura, si crea e fluisce, si riposiziona in una diagonale di intenti (chiamiamola così) apparentemente imperscrutabile: il tempo – l’azione cromatica – il tempo – evento dei segni. Provo a mappare “Il Seguito” così definito in questa serata ( 4.3.2023 – MU.SP.A.C. – L’Aquila ), criptico nella sua declinazione, quasi una cabala: il senso delle figurazioni nel campo delle arti visive, il futuro dei segni nel fare e disfare, modificare, ma il tempo registra, attenzione. È stata forse quella performance “La Misurazione del tempo”? Io c’ero e l’unica foto che ho è dall’alto – lo chiamerò cosi quell’evento, lo vedremo, dell’opera stessa pensata e portata a termine nel Bastione della Fortezza spagnola – L’Aquila, come cosa vivente, pulsante nel momento dell’Happening, quando, nel 1983, Franco Fiorillo, capofila della pittura collettiva, mise in essere l’inedito di 10 artisti su tela. In quella stagione dell’Accademia di Belle Arti, avevo pubblicato i primi due libri e mi trovavo in quel periodo in un’altra “Misurazione del tempo”, pendici meridionale della Maiella. Insieme a me, Crescenzio Marchionda, pastore, anziano patriarca, un po’ come Aureliano Buendia nel romanzo “ Cent’anni di Solitudine” di Garcia Màrquez che nella sua immortalità, era vissuto da sempre, conservava un elmo dei Conquistadores spagnoli di quattro secoli prima, mentre Crescenzio aveva un elmetto tedesco, sottratto a loro, quando lo fecero entrare dentro una capanna in pietra a Tholos dei pascoli: era la sua prigione, lo rinchiusero, malmenato, gli rubarono gli animali. “La misurazione del tempo” di Crescenzio Marchionda era il suo palmo della mano, aperto, il dito medio alzato come una sorta di gnomone, la cui ombra, nello stesso palmo, misurava le ore, il suo orologio solare per muoversi nei pascoli. Poi lo bagnava per capire la direzione del vento, spostare il gregge, prevenire il clima montano, gli agguati dei lupi sottovento, l’accampamento dello stazzo fuori i confini del conosciuto. Una sorta di gioco dei Monopoli ante litteram la sua mano, dentro quella e intorno a quella sì stabilivano i patti, si muoveva la debole economia della pastorizia, il lavoro, i gesti, le consuetudini, la conoscenza della natura e dell’alpeggio. Francesco Sfarra, scultore e docente dell’Accademia di Belle Arti, unico interprete di una stagione irripetibile, realizzò la scultura “Misurazione del tempo” di Crescenzio Marchionda, le braccia e le mani prestate, per usare un eufemismo, dall’artista Raul Rodriguez. Conservo ancora la scultura, che divenne non solo un simbolo di antropologia culturale, ma ben oltre dentro i linguaggi delle arti visive. Ma allora che cos’è questo “Seguito”, che cosa dobbiamo pensare, e quando sono distanti o tangenti queste due “Misurazioni del tempo” che ho citato, e domandiamoci, se sono tra loro estranee in una visione concettuale. “Il Seguito” quindi, cioè la continuazione di qualcosa, il complesso delle cose di coloro che sono fautori, i sostenitori, di una teoria, una dottrina. Per capire Picasso e il “Seguito”, in una classe quinta dell’Istituto magistrale, siamo intorno agli anni ’90, portai i ragazzi nella stazione dell’Aquila. La classe con due sorelle, gemelle. Un treno era fermo. Dissi a una delle due gemelle di salire sul treno. Al macchinista chiesi di portare la locomotiva alla velocità della luce. Noi eravamo fermi sulla banchina insieme all’altra gemella. Quando, dopo un nano secondo il treno tornò, la gemella sulla banchina aveva 80 anni, e sua sorella 18 anni e un nano secondo. Questo è Picasso dissi ai ragazzi, il fatto che la pittura, secondo lui, non deve essere piegata dal realismo della natura, ma deve essere in grado di trascendere da essa e svilupparsi su un piano parallelo: è la quarta dimensione, che lui introduce, “ Il Seguito” per Picasso, continuiamo a chiamarlo così, cioè il tempo, nel suo cubismo, il tempo, che non riguarda solo la costruzione del quadro, e spesso ci appare incomprensibile, ma soprattutto è concettuale. Cosi come il “Seguito”, che abbiamo capito essere il tempo, è dentro il “Compianto di Cristo Morto” di Giotto, Cappella degli Scrovegni a Padova. Un personaggio nell’affresco è dipinto di spalle, come nella “Crocifissione” di Masaccio, tempera su tavola, la Maddalena è dipinta di spalle, e siamo noi, che guardando quelle opere d’arte, dobbiamo portare avanti le idee dei due grandi artisti dell’impianto figurativo in cui nei personaggi ritratti di spalle non c’è solo lo spazio, il volume nel tentare e volerlo possedere e rappresentare, ma “Il Seguito”: il tempo e il suo registro, che viaggia, immutato…