Testo e fotografia Vincenzo Battista.
Sullo spigolo più estremo del promontorio di Punta d’Erce, Riserva naturale, il trabocco con una lunga passerella si appoggia sui scogli affioranti. I pali infissi nel mare sostengono il lungo camminamento ed infine la piattaforma con il locale in legno (rimessa attrezzi) per la pesca. Le reti a sostegno verticale scendono in mare con una rete con una forma di un ampio quadrato, bilanciata con i lunghi pali di sostegno della stessa, e in equilibrio con il moto di discesa e recupero della rete attraverso un tiraggio centrale ( le corde legate ad un asse in legno, centrale, che scende per poi risalire in un moto verticale) chiamate le corse di tiraggio, mediante un argano. L’azione per il pescato è sistemica, temporale, i pesci che si avvicinano sulla costa costituiscono le prede del risultato acquatico. I pesci asciugati e seccati su lunghi pali, infine salati, erano la merce di scambio e baratto un tempo nelle aree agricole dell’entroterra vastese.






































