Il trabocco Turchino del “Trionfo della Morte”.

Testo e fotografia Vincenzo Battista.

Il romanzo di Gabriele D’Annunzio, “Trionfo della Morte”, fu elaborato nella sua narrazione con continui rinvii, nell’arco di cinque anni dal 1889 al 1894. Inizialmente dedicato a Giosuè Carducci , in seguito, la stesura finale dell’opera, vide un luogo nel suo completamento nel convento Michetti. Tanto che D’Annunzio finì per dedicarlo all’amico e mentore Francesco Paolo Michetti che appunto in quel luogo, e sulla spiaggia di Francavilla, passava intere giornate con il pittore. Il Romanzo è un mix psicologico e di arcaici costumi e proviamo a dire geo-antropologico nelle descrizioni delle processioni penitenziali, nei brevi sotto la fasciatura dei neonati, il solco dritto e la fertilità dei terreni, le serpi magico- religiose, le streghe e il sale, gli ex voto per grazia ricevuta, il fanatismo religioso e gli oggetti apotropaici, il trabocco Turchino macchina della pesca, narrazioni queste in gran parte offerte al Vate dalla ricerca sul campo dal demologo Antonio De Nino. D’Annunzio non disdegna anche personaggi e ambiti geografici della costa di San Vito Chietino ricercati con minuziosa tenacia in una visione etnografica nei luoghi riconosciuti e identificabili ma che sono comunque nel romanzo. E poi psicologico nell’ostilità della natura e la sua conquista tanto che il romanzo apre con una citazione tratta da Friedrich Nierzsche “ Al di là del bene e del male”, in quella continua ricerca e analisi della coscienza, resa introspettiva nel protagonista del libro. Il giovane trentunenne D’Annunzio annuncia così il superomismo e la centralità dell’essere nel suo epilogo drammatico appunto nel romanzo “ Trionfo della Morte”.

“Il trabocco, quella grande ossatura biancastra protesa su la scogliera, forma irta e insidiosa in agguato perpetuo, pareva sovente contrastare la benignità della solitudine. Ai meriggi torridi e ai tramonti prendeva talora aspetti formidabili”. Gabriele D’Annunzio,“ Trionfo della Morte”.

Gabriele D’Annunzio osserva la “macchina” dei pescatori resa emozionale, un ordigno singolare, il trabocco Turchino, struttura e modello di pesca arcaico della costa abruzzese che affonda nell’economia di sussistenza, nell’autoconsumo delle famiglie di contadini e insieme pescatori della costa.
Località Portelle, un promontorio, è qui che ci troviamo, sulla costa sottostante Capo Turchino e il trabocco omonimo che D’Annunzio vedeva dalla casa presa in affitto e posta alla sommità della baia. Il trabocco, un cordone ombelicale costituito da un lungo camminamento di tavole, dalla terra al mare aperto, che resta infine così sospeso. Dentro un equilibrio instabile, ostaggio dalle maree e dalle mareggiate impetuose quando arrivano lo schiaffeggiano, lo sbattono, alzano le onde schiumose che d’infilata travolgono i pali che ondeggiano, stridono i legni inchiodati tra loro, quasi sbraitano, prova, quel relitto dell’antichità degli antenati, a difendersi così dal mare. E’ il trabocco Turchino, che D’Annunzio attraversa, più volte, sul lungo pontile, un camminamento sospeso, fino alla piattaforma, per osservare, capire il complesso sistema di tiranti, l’alloggiamento e stralli di cavi ancorati ai piloni che disegnano una sorta di geometria a raggiera perimetrata intorno alla piattaforma di tavole e sopra l’incerta baracca di legno che si eleva, utilizzata come ricovero e rimessa attrezzi. I pali in legno infissi con assi nelle rocce sottostanti, quasi fossero gli arti di un arcano uccello preistorico di fascinazione, un fossile riemerso dalle acque. Infine il bilanciere nell’estremità del palco di pesca, il senso compiuto del trabocco, il suo fine, la macchina manuale azionata da funi verticali, sporgente, estremo lembo sul mare per la pesca stanziale, che sostiene la rete a forma quadrangolare. Verticale con il suo moto continuo, discende la rete nelle acque, penetra nel fondale, si immerge, sosta per un tempo, preleva il pescato e issata poi su nella piattaforma, per il recupero del pesce. D’Annunzio assiste alla pesca, osserva, forse prende appunti, ha bisogno di questa cultura materiale locale per elaborare i suoi passaggi narrativi dento il romanzo “ Trionfo della Morte”.

Le immagini.

Il trabocco Turchino.