Testo e fotografia di Vincenzo Battista.

 

Un’esortazione a guadagnare attraverso “il viaggio” quella consapevolezza nel “saper guardare” le cose, gli uomini in una concezione diversa rispetto ai luoghi comuni del nostro tempo.

“Il Viaggio” dunque, anche della fotografia, o meglio di un modello del saper guardare nella “geografia privata” di un gruppo sociale, solidamente strutturato un tempo nei processi sociali, nelle azioni, nel lavoro, ultima permanenza di un mondo pressoché scomparso.

La fotografia allora prova a leggere la geografia storica e il paesaggio simbolico di tutto ciò che attraversa: dal mito della montagna, ai gesti, alle pietre, ai manufatti trasportati nel tempo da antichi rituali.

Si apre così lo sguardo di un immagine che non cerca seduzioni o stupori ma forse la certezza di una identità, la nostra, viaggiatori e forestieri alla ricerca del confine di una terra, metafora di una tensione interiore volta a ridurre le distanze tra i luoghi fisici e il loro profondo significato.

E’ l’alba, l’inizio del viaggio. Dalle alture si scelgono i confini, gli attraversamenti, per muovere la mandria e tenerla a riparo dalle improvvise bufere d’acqua che anche in questa stagione della transumanza verticale possono repentinamente abbattersi sui rilievi che da lì a poco si dovranno superare. Il territorio è osservato, letto come una grande carta geografica, trasmessa per generazioni, dalla tradizione orale.

Il paesaggio viene segnato dai gesti che identificano consolidate leggi economiche sui diritti di pascolo, di passaggio delle mandrie; camminiamo su un terreno che solo apparentemente non rivela antiche consuetudini stratificate nel tempo. Lo spazio fisico del territorio annuncia i suoi toponimi, spesso leggendari, che per secoli, nelle località e nelle contrade, sono state trasmesse dentro i confini di una cultura agro-pastorale che ne ha gestito l’efficacia, la comunicazione. La geometria della mandria sui terreni accidentati si sposta, assumendo variegate forme. Sono i cani “paratori” addetti alla spinta o al recupero dei capi di bestiame che la muovono. La conoscenza e la riproducibilità dell’esperienza assomma dati, elementi di un vocabolario dei pastori ancora senza scrittura.

Lo spazio- territorio, le disposizioni, il controllo del gregge nel pascolo: valori trasmessi attraverso la fonte orale, somma di esperienze, capacità organizzative, conoscenza della natura e delle tecniche di lavoro si è quindi formata e in questa “localizzazione” è diventata legge, ancora senza scrittura.

Seconda Parte

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