La bocca della montagna racconta le sue storie arcane. Stiffe, San Demetrio né Vestini.

Testo e fotografia Vincenzo Battista.

E poi si aprì la montagna, ma prima un sibilo sottile, una tonalità che resto lì per lungo tempo a spalmarsi sul crinale. Uno squarcio profondo mai visto così improvviso e inaspettato, i massi iniziarono a rotolare, e dalle viscere di quel rilievo montuoso l’acqua con un fragore assordante iniziò a scendere per poi precipitare con cascate e salti d’acqua dentro una natura generosa e lussureggiante di tante e tante piante, cespugli, fiori che in un attimo ricoprirono la forra di Stiffe, così chiamata…

«È qui una sorgente d’acqua mirabile, infatti tutti i torrenti confluiscono dall’interno de’ monti in un unico luogo
e affiorano da una vasta fessura montana nel luogo chiamato Stiffe.»
(Angelo Pico Fonticulano, Bellum Braccianum Aquilae Gestum, 1580).  

Ma oltre, è la leggenda che sfida gli uomini e la storia, la leggenda sepolta in uno scrigno sacro in ferro, sigillato con l’oro fuso che andremo a trovare sotto le rocce del torrente, risalendo il sentiero della forra di Stiffe, così
chiamata.