Testo e fotografia Vincenzo Battista.

Il potere spirituale e quello temporale, universali, sono costantemente richiamati nel palazzo storico di Anagni: la residenza di papa Bonifacio VIII. Il palazzo storico entrò nelle disponibilità di Pietro Caetani nel 1297, allora nipote di Bonifacio VIII. Fu la residenza del papa e della sua famiglia. Le controversie tra lo stesso papa e Pietro e Giacomo Colonna, l’assetto economico della ricca terra della Palestrina ed Anagni, i domini, gli equilibri economici e finanziari, le minacce e le suppliche, le controversie economiche nella stessa Chiesa, misero in condizione Stefano Colonna di saccheggiare il tesoro personale di Bonifacio VIII in viaggio segreto da Roma verso Anagni: la residenza papale decentrata rispetto alla Curia romana. Il tesoro era stato sottratto alle decime della carità per i poveri nella città di Roma e paesi limitrofi. È il punto di non ritorno: si avviano le scomuniche, cessano i privilegi dei Colonna che sono banditi e ricercati, si acquisiscono e si incorporano immensi loro territorio ora della Chiesa, per rappresaglia. Le cerimonie, a quel tempo, le funzioni dello stato della Chiesa, soprattutto gli interessi privati di Bonifacio VIII avevano il domicilio in Anagni, lontano da Roma che non poteva vedere, senza dimenticare il trattamento che riserva a papa Celestino V nella rocca di Fumone, imprigionato e senza più poter nuocere, così immaginato, nel presunto proselitismo dell’anziano uomo contro la Chiesa spirituale, che impersonava, con atti tirannici promossi appunto Bonifacio VIII. Il palazzo dello stesso Bonifacio VIII fu la prima residenza di Innocenzo III, papa della predicazione con San Domenico di Guzman e San Francesco di Assisi. Ma poi tutto cambiò. Il palazzo, e la sala Delle Oche, ossimoro, con una bifora di grandi dimensioni sulla parete e decorazioni a otto petali, evoca il principio dell’infinito secondo gli intendimenti dell’epoca nei testi biblici, nella filosofia e anche nelle prediche alchemiche. Le oche, di diversa fattura, nei riquadri romboidali, simmetrici nella parete, costituiscono una sorta di manuale etologico che viene associato al trattato “de arte venandi com avibus” di Federico II di Svevia, sulla falconeria. La sua presenza ad Anagni è attestata nel settembre del 1230, invitato da papa Gregorio IX. Nella fortezza con allestimento museale, in origine una “casa turrita”, le sale con capitelli  cistercensi e archi in pietra, la scala elicoidale, la loggetta e l’affaccio sul quartiere fortificato, la sala delle Oche, il pasto delle aquile, la sala del Giubileo, Celestino V, Bonifacio VIII e la statua di Arnolfo di Cambio, Carlo I D’Angiò, Il Giubileo di Bonifacio VIII, il sepolcro del papa, la sala dello Schiaffo, l’oltraggio dello schiaffo, Dante e le citazioni su Bonifacio VIII “ristretto” nel “suo” Purgatorio, un enigma, e non nell’Inferno: “ Veggio in Alagna intrar lo fiordaliso e nel vicario suo Cristo esser catto. Veggiolo un’altra volta esser deriso; veggio rinovellar l’aceto e ‘l fiele, e tra vivi ladroni esser anciso.»Un omaggio al despota che ancora oggi lascia sorpresi (Dante Alighieri, Purgatorio XX, vv. 86-90, la citazione a favore di Bonifacio VIII, dopo lo “Schiaffo”). Intorno alla fortezza case – torri, atri, porticati, facciate settecentesche, chiese, logge, e piazze aperte sulla pianura sottostante. L’evento dello “Schiaffo” è ricordato con l’irruzione di circa mille uomini che si impossessarono del borgo e del palazzo di Bonifacio VIII. I francesi esecutori della spedizione punitiva entrarono nella residenza con Giacomo Sciarra Colonna e si consumò l’episodio avvolto ancora nel mistero. Filippo il Bello tassò il patrimonio della Chiesa in Francia, mosso da esigenze finanziarie. Fu scomunicato, inviò in Italia i mercenari e per un periodo mise a tacere il papa di Anagni.

Il potere temporale è tutto in quel palazzo di Anagni, nello stridente messaggio delle pitture murali e nella “sala dell’oltraggio” : strategia cavalleresca in icone simboliche dipinta che allude ai di battaglia, poco attinente alla residenza di un papa. La sala dello schiaffo che subì Bonifacio VIII davanti a Giacomo Sciarra – Colonna ( scomunicato) e Guglielmo di Nogaret, emissario del re di Francia Filippo il Bello ( pronto a sua volta ad essere scomunicato). Mille mercenari entrarono quindi ad Anagni nel palazzo – fortezza ( 7 settembre 1003), posero fine al potere del papa ( Colonna schiaffeggiò il papa con un guanto in ferro?). Bonifacio VIII morì a Roma un mese dopo l’attentato alla sua persona, forse subì un crollo psicologico, malato pose fine al suo regno contro tutto e tutti…