La chiesa di Santa Maria del Ponte di Roio ( L’Aquila)
Testo e fotografia di Vincenzo Battista.
Il racconto e la narrazione dell’Umanesimo rinascimentale che arriva nel Contado aquilano è tutto nel tempietto di Santa Maria del Ponte di Roio. Di pura ispirazione neoplatonica (mescolandolo elementi magici e mistici contenuti in un’opera),il piccolo tempietto sacro, inglobato nell’edificio religioso posto sulla riva del fiume Aterno, nell’area della Rivera e del monumento 99 Cannelle, racconta la sintesi della rivoluzione figurativa e plastica del Quattrocento negli stati italiani.La figurazione centrale, a cui è dedicata la piccola chiesa, è un’immagine votiva, un affresco, della Madonna del Ponte che regge e allatta il Bambino (intorno al collo ha una collana di corallo con un amuleto, così come nel polso nella mano sinistra) con il suo seno sporgente,quanto meno audace per le sacre scritture del suo tempo,inglobata nel tempietto su un modello classico architettonico rivisitato, così come voleva appunto il Rinascimento. Sugli intradossi e sul sottarco, quasi a proteggere la figura dell’allattamento, i santi protettori. Il tempio è sorretto da pilastri angolari, Il piedritto,elemento architettonico verticale portante, che sostiene cioè il peso di altri elementi, con colonne scanalate e capitelli con foglie d’acanto sporgenti,volute e un motivo geometrico che ricorda la rosa aquilana.Sopra i due capitelli, lavorate nella pietra, altre due colonne angolari, scavate, quasi a formare nicchie con conchiglie semisferiche nella parte superiore: forse ospitavano sculture religiose. Queste reggono la trabeazione con architrave, fregio continuo e cornice. Lo stesso è in altorilievo con quattro putti,plasticamente dinamici che reggono i festoni con l’allegoria dei fiori e frutti. Ai lati del fregio, in altorilievo, si fronteggiano due coppie di teste con acconciature nei capelli alla maniera rinascimentale: forse i committenti, forse coloro che hanno offerto come ex voto l’opera. Infine chiude il tempietto, nella parte sommitale, il timpano riccamente ornato, nel registro superiore appunto, che mostra una chiara derivazione dal repertorio romano. Il restauro appena terminato dell’intero edificio religioso, tuttavia, mostra delle perplessità sulla pulitura e restauro della pietra tenera, quella definitita “Serena”: un calcare tenero che conosciamo delle cave di Poggio Picenze o Vigliano o di altre località oggi scomparse. Così come è stata pulita quindi la pietra, che riveste l’intero tempietto, restituisce un impatto visivo totalmente di forte contrasto, in un bianco lucido, tale da apparire quantomeno inconsueto osservando l’insieme del tempietto. Infine, all’interno dell’edificio, un pavimento dicromato cosmatesco, una Pietà con Cristo Morto sorretto da Maria e alcuni affreschi distribuiti sulle pareti della chiesa.