La divinità del fiume Tirino e la pioggia: le sue lacrime…

Testo e fotografia Vincenzo Battista.

Il bacino del Tirino costituito da formazioni fortemente permeabili. Il fondovalle è formato da materiali del Quaternario che assorbono prontamente le precipitazioni anche di notevole quantità. L’area del fiume è caratterizzata da un patrimonio naturalistico e storico – archeologico. La confluenza dei fiumi Raio e Rio ( Rio maggiore alimentato dalla sorgente di Capodacqua e Rio inferiore alimentato dalla sorgente di Il Lago e Presciano) danno origine alle sorgenti di “Presciano” e del “Lago”. Tra la vegetazione fluviale il crescione,  pianta autoctona,  è un indicatore biologico. Un’altra  in crescita spontanea  sul fiume Tirino è il salicone che sulle rive del fiume tende coprire e  ostruire il passaggio dell’acqua. I contadini, quando coltivavano i terreni del fiume, ripulivano i tratti mantenendo libero il Tirino dalle erbe infestanti. La portata indicativa del fiume è di 10.000 metri cubi al secondo, con una temperatura di 11° circa. In una gualchiera veniva “spremuto” il “paccuto”, panno di lana per togliere l’olio in cui si era intriso al momento della tessitura. È un fiume a corso regolare e acque perenni. Dopo la riunione dei due rami provenienti uno da Capo d’Acqua e l’altro da Il lago e Presciano, il fiume raggiunge l’abitato di Bussi. Il Tirino, con una superfice del bacino di km 339, una lunghezza di 11 km, nasce dalle sorgenti di Capo d’Acqua alla base di monte Cappucciata. Il Lago e Presciano, invece, alla base di Monte Morrone nelle pendici del borgo di Capestrano. Tirino o Tritano, voce greca che significa triplice sorgente o fiume avente tre capi. Vitruvio lo chiamò Trite, ossia il terzo suono musicale e Plinio Trithale, un’erba cosi denominata poiché fiorisce tre volte. Nel  territorio di Bussi prende il nome di “Silente” e riceve l’acqua dalle sorgenti di Fontanelle e di Sambuchi. “Il Tirino – secondo Agostinone – d’ineguale larghezza, tra tre a cinque canne, e vaia pure ne è la profondità sui trenta e più palmi, ond’è che con barchette quivi eseguasi la pesca delle squisite talora grandi e non di rado grandissime trote”. Il fiume veniva utilizzato dalle genti dell’età del  Bronzo per trasferimenti e migrazioni. Capo d’Acqua era probabilmente un centro mercato nel corso del VI sec. a C., il che dimostra l’esistenza di rapporti culturali e scambi commerciali tra le varie zone interne, da cui nasce il gruppo italico dei Vestini. Negli orti lungo il fiume, “cannavine”, ancora oggi si coltivano ortaggi e verdure. La coltivazione dei fagioli a “cannellino”, “bianchi” e “borlotti” sono un’eccellenza alimentare della zona. E infine l’escursione, l’imbarco, sul fiume nei pressi di Bussi , in kayak, a cura dell’associazione “Canoa sul Tirino” della cittadina di Bussi. Un gruppo coeso e attento di giovani – Dario è il domus, l’iniziatore – che hanno dato un impulso notevole e rispettoso delle fragili prerogative dell’habitat fluviale, guida sempre più un numero crescente di visitatori in kajak, facili e stabili canoe sit-on-top, singoli o a più posti, guidati da esperti canoisti, per ammirare i paesaggi scavati dalla bellezza del fiume. I componenti “Canoa sul Tirino” che si alternano, attenti alla sicurezza degli ospiti, con briefing sulle regole da seguire, accompagnano i gruppi, mostrando le basilari tecniche di conduzione e pagaiata della canoa, e poi le soste lungo il corso del fiume per definire le specie arboree, il contesto paesaggistico, le storie, il valore del Tirino indicatore biologico e definito, in cima alle classifiche,  fiume non inquinato in Europa. La valle del Tirino si trova all’interno del Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga. Con la navigazione  risaliamo, per circa due ore,  sulle tracce “Silenti” di una vegetazione fluviale delle sponde che a tratti avvolge e ingloba, in una sorta di cupola ecologica ( le tife, lo spargano, le carici e il raro salice cenerino), a tratti una capsula di un ecosistema integro.  Il fiume ospita una ricca comunità di uccelli nidificanti, tra cui la gallinella d’acqua (Gallinula chloropus), il porciglione (Rallus aquaticus), il martin pescatore (Alcedo atthis), la ballerina gialla (Motacilla cinerea) e il merlo acquaiolo (Cinclus cinclus), e fra i salici e le canne troviamo una ricca popolazione di uccelli acquatici: gallinelle d’acqua, tuffetti, svassi, folaghe, l’airone cenerino che sosta nella purissima acqua del Tirino. Ma da qualche parte lì, intorno al corso d’acqua, il Grande Dio Silvano, “potente pastore”, ci “osserva” con la sua lunga memoria degli antenati, e “la sua zampogna armoniosa di canne unite con cera d’api, gira intorno al Tirino che scorre lieve, onda per prati rugiadosi. Argenteo, con nitide onde e con gorghi non profondi “, così una iscrizione latina datata 56 a. C., ricorda il culto per il dio Silvano. Nelle campagne di Capestrano fu rinvenuta all’inizio del 1800 appunto questa colonna di travertino con l’epigrafe, a mezzo miglio dalla sorgente del Tirino, tre piedi di profondità. La navigazione continua, poi una pioggia fitta al rientro con i Kajak scende sul corso d’acqua, ci investe e nella scenica ambientazione non può che essere attribuita a lui, il dio Silvano, che si rivela così, esce dai luoghi e dagli anfratti del suo sapere arcaico, e lacrima con la pioggia insistente, ci piace pensare: un segno, un’appartenenza, un sigillo ultraterreno, una profezia poiché si sappia che la divinità regna sovrana sui destini degli uomini e protegge,  perché no ?, i ragazzi coraggiosi di Bussi nella loro visione del Tirino.