Testo e fotografia Vincenzo Battista.

Il bosco di “Aschiero”, Prati di Tivo. Perdici nord – orientali del massiccio di Corno Grande, quasi a fronteggiarlo per poi cingere il suo fianco orientale e avvolgerlo: così il grande bosco di cedui di faggio di circa tre ettari si caratterizza su un declivio che aumenta la sua pendenza nel percorrerla, appunto, l’intera macchia fino alla sua uscita, e oltre, il crinale della località “Madonnina”: l’attacco di attraversamento per Corno Piccolo e Corno Grande. Massi affioranti, grandi rocce carsiche, falesie, cavità e grotte in questa morfologia accidentata dove sono presenti gli alberi di alto fusto di faggio (altezza intorno ai 20 metri e oltre), alcuni secolari che, slanciati e retti, in assenza di un fitto sottobosco, circondano e paesaggisticamente tengono visivamente misteriosi questi blocchi di pietra che appaiono quasi come muti ibridi totem. Sorgenti, polle d’acqua, rivoli che scendono nel bosco, formano pozze per poi riprendere e scomparire tra la terra scura e le foglie, gli alberi abbattuti e le cavità sotterranee. Il bosco è fitto, le chiome sommitali degli alberi si uniscono e non permettono ai raggi del sole di penetrarvi compiutamente. Nella foresta ancora sono presenti le piazzole dei carbonai e quelle dei tagliatori di legna che un tempo praticavano questa attività: terrazzamenti allestiti per il carico dei muli e il trasporto del faggio nei sentieri del bosco di “Aschiero” fino allo scarico del materiale boschivo per costruire il cono di legna della carbonaia.