La fiaba dell’Epifania tra la pittura e il paesaggio abruzzese. Dalla narrazione all’opera d’arte.

Testo di Vincenzo Battista.

La fiaba.

I Magi sono arrivati davanti alla Sacra Famiglia. I pastori iniziavano a riunirsi per scendere dai monti e recarsi nella stalla dove c’era il Bambino Gesù, portare i doni e conoscere il Messia; era nato da poco, non aveva abiti e sentiva freddo. Nella stalla un bue e un asinello lo riscaldavano con il fiato, ma non bastava. Allora una gallina, che guardava il Bambino da sotto una trave della stalla, si scrollò di dosso tutte le penne; lentamente cominciarono a scendere e come per incanto formarono un piccolo giaciglio, dentro la mangiatoia, per proteggerlo; una pecora invece offrì la sua lana: iniziò a sfilarla dal vello, per coprire il corpicino di Gesù. Solo un piccolo vermiciattolo, pensieroso, voleva aiutare anche lui il Bambino, ma non sapeva cosa donare e, vedendo fra la paglia della stalla un fiore appassito, lentamente lo raccolse e con molta fatica lo portò in dono nelle mani di Gesù che lo benedì. I piccoli animali avevano così aiutato il Bambino a vivere nella fredda notte e presentarsi ai pastori arrivati intorno alla capanna, insieme ai Re Magi, per rendere gli onori al Salvatore. Molto tempo dopo giunse il mese di maggio e il vermiciattolo, improvvisamente, sentì qualcosa di strano nel suo dorso, nel suo corpo, e vide con grande meraviglia che gli spuntavano le ali e una strana luce si spegneva e accendeva ad intervalli sulla sua coda: era diventato un nuovo essere, molto particolare, una lucciola! Uscì finalmente dalla stalla e, sorpreso, vide intorno a lui tante altre lucciole che volavano per la campagna, sopra gli alberi, tra i cespugli, e nella notte illuminavano i luoghi dove si posavano per riposarsi e parlare tra loro. Gesù Bambino aveva così voluto premiare il buon vermiciattolo che, tra gli animali della capanna, gli aveva offerto il fiore appassito, ultimo segno, ma di grande solidarietà. Gesù donò anche a lui un po’ di quella luce del Natale che vigila su tutti gli uomini e gli animali della terra. Così ogni anno, a maggio, si rinnova il miracolo e tante lucciole illuminano la notte proprio da quel Natale, dalla nascita di Gesù e come dice una vecchia filastrocca ripetuta dai bambini abruzzesi, “Pe’ mare e pe’ terre, e pe’ tutte le casarelle”.

 

I Magi e la pittura di Aert Mytens nel museo Munda dell’Aquila.

“Melchiorre, vecchio e canuto, con barba e capelli spessi, che offrì l’oro al re Signore; Gaspar, giovane imberbe, rubicondo, che offrì l’incenso con un gesto degno di Dio; Baldassar, un nero pieno di folta barba che, offrendo mirra, attestò che il figlio dell’uomo sarebbe morto”. E’ dipinto, quest’ultimo, in uno spazio volutamente scuro (è meglio nasconderlo, per il pittore), avvolto da un’ombra che scende giù verticale nella grande tela rettangolare (289 x 152) mentre, defilato, gestuale si toglie la corona, non partecipe all’azione, con il capo reclinato rispetto alla centralità degli altri due Magi smaglianti di luce: un re è inginocchiato, ricco delle sue vesti broccate e scintillanti, e l’altro, con un mantello ricamato in oro, porge il vaso con l’incenso (simboleggia la preghiera che sale a Dio) davanti al Natività così raccolta: Maria spalanca un braccio in segno di stupore; San Giuseppe è intento ad apprezzare i doni; Gesù poggia il braccio benedicente sulla fronte di Melchiorre ma la Sacra Famiglia è comunque intorno a quello sfarzo improvviso e inatteso, in contrasto con la capanna di pali incrociati e paglia, una capanna cadente, malmessa, che incombe su di loro, rischiarata dalla luce di una stella che dà riparo all’incontro, sullo sfondo di un paesaggio notturno che formatta la scena così immaginata da Aert Mytens, autore dell’olio su tela dell’Adorazione del Magi ( Museo Munda, L’Aquila), fiammingo tardo manierista, della seconda metà del Cinquecento, attivo in Italia e soprattutto a L’Aquila.

 

Il viaggio nella città dell’Aquila e dentro l’opera d’arte.

Una grande opera questa appena descritta, tappa di un percorso, “stazione” di un itinerario pittorico che focalizza soprattutto le opere della Natività, preziose fonti iconografiche per leggere l’evoluzione, la continuità, le fratture e i punti di forza della nostra città: le fasi della pittura svelano l’economia, i passaggi, leggono il tempo, restituiscono fonti storiche inattese, che tracciano un diagramma per comprende, qualora ce ne fosse bisogno, il ruolo perduto della città dell’Aquila e il declino in questo nostro tempo, quasi a rimarcare, ancora, il suo antico splendore davanti a questa pittura: imponenti narrati di epiche fasi, in questo ”viaggio” nell’opera d’arte, “zona di contatto”, a ritroso dentro la città, di cui Mytens fu partecipe esempio, dal 1599 al 1600, per la realizzazione della Crocifissione, la grande tela, 52 metri quadrati di pittura, che in questi giorni è possibile osservare nella basilica di San Bernardino, esposta quasi a contatto con i visitatori per osservare le raffinatezze nella stesura del colore.

Gabriel Charles Dante Rossetti (1828 -1882) nasce a Londra da padre abruzzese, esule patriota, e da madre per metà italiana. Caposcuola della pittura preraffaellita, personalità emblematica dalla duplice vocazione poetica e pittorica, vera e propria leggenda artistica. Dalla vita romanzesca, drammaticamente segnata da un’altissima sensibilità, Rossetti ha piegato l’arte ad un’esperienza esistenziale, fortemente emotiva, “vissuta tra i suoi miti letterari e pittorici”, esaltando le rilevanti produzioni mitologiche nell’Inghilterra vittoriana.

Ecco, dunque, il mito della fiaba, nell’interpretazione di Dante Gabriel Rossetti, il racconto in definitiva del prodigio, della metamorfosi, che si ritrova, pur con alcune varianti, in altre aree regionali e anche in altre nazioni e si eleva a metafora della ricchezza spirituale, si carica di simbologie, in un mondo di umili rappresentati dagli animali per entrare in quella dimensione particolare della narrativa popolare, nel repertorio della novellistica abruzzese, con il suo messaggio universale di speranza e solidarietà, che in qualche parte o in qualche momento della nostra vita, appunto con la fiaba, ci è stato forse narrato.

 

Referenze immagini.

Saturnino Gatti, Natività. ( I love Abruzzo),Saturnino Gatti, Madonna in trono con Bambino ( I love Abruzzo, L’Aquila, chiesa della Beata Antonia, Maestro della Natività di Castello, 1450 ca ( Pinterest), Museo Munda – L’Aquila , pittore fiammingo del XV secolo ( Focus Junior), Munda- ( Virtù Quotidiane), Munda- (L’Aquila Blog), Museo Munda, Maestro della Santa Caterina- Madonna,Museo Munda (Pinterest),Soprintendenza BSAE dell’Abruzzo, Fondazione Zeri – Aert Mytens – Adorazione dei Re Magi, Madonna del Rosario -Saturnino Gatti, Aert Mytens -Wikipedia.