La “fotografia” del castello, questa …

Testo e fotografia di Vincenzo Battista.

Il castello di Sant’Eusanio, sul leggendario monte Cerro, ultima altura dalla particolare conformazione, anomala, nella pianura Vestina, e ancora ultima difesa ottica a meridione, prima della città di Aquila che si scorge nel suo scyline, mentre questa si continuava a cingere da mura possenti di un lavoro immane, nel suo perimetro difensivo di 6 chilometri, per circa 60 anni, tra sorgenti, campi coltivati, orti e giardini inglobati. Siamo intorno al XIII secolo. Guardiola ottica – difensiva nel suo proposito e nel suo sigillo, il castello, merlato dalle torri quadrate e poi semicircolari, espugnato dagli armigeri di Fortebraccio da Montone, ma abitato da due schiere di case all’interno del recinto, quasi parallele, attraversate da una strada ondulata dalla terra che profuma di timo ed erbe selvatiche, e tra le rocce affioranti scavate sotto le case di calce e pietre per guadagnare volumetria sotterranea per le dispense e non solo, ma oltre, una cisterna che ancora oggi raccoglie l’acqua piovana. Estrema difesa il castello, ultimo baluardo per quello che poteva negli assedi, ma soprattutto sito militare nevralgico per triangolare nella “comunicazione” visiva con San Pio delle Camere, Ocre, Barisciano: altri castelli, nell’assetto cruciale del contado, teso a proteggere uomini e cose tra le plaghe montuose di un Appennino interno ostile certo, ma comunque da proteggere. Quel che resta, nella “fotografia” del castello: la luce e i bagliori ultimi, che si rinnovano da secoli, prima che le ombre delle sera si allunghino e ingoino ancora per una notte quel che siamo stati…