Testo e fotografia Vincenzo Battista.

Il mito dell’arte, la leggenda sublime e delicata, il linguaggio della scultura che avvolge il Trono Ludovisi scoperto a Roma nel 1887 nella Villa Ludovisi. La nascita di Afrodite che fuoriesce dalla spuma del mare. Il velo copre le parti intime, la testa della dea con una raffinata acconciatura, il chitone ancora intriso dalle acque evidenzia i seni discosti mentre alza le braccia quasi a cercare le due figure femminili (forse divinità, le Horai, scalze sui ciottoli di Cipro come nella narrazione di Omero). Con le braccia sorreggono il velo coprente la nudità, il pudore statuario. Ai lati del trono commemorativo altre due divinità sedute sui cuscini: la flautista senza veli, capelli raccolti nel sakkos e una giovane sposa dalla testa avvolta dal chitone che sparge da una pisside grani di incenso su un braciere. Il trittico marmoreo con incerta datazione, intorno al V sec. a. C. si ipotizza, resta un enigma sulla funzione originaria che rivestiva in relazione ai luoghi di culto dei templi romani.