Testo e fotografia Vincenzo Battista.
Sembra evocare un inchino con il busto davanti allo spettatore, o meglio ai fedeli, che rispondevano toccando con le mani la base della scultura consunta, per devozione e grazia ricevuta. E’ la Madonna con il Bambino detta di Pacentro, con una datazione che si tiene larga: fine XIV – inizi XV secolo, acquisita da un privato nel 1924 e poi, da qualche pieve medievale di Pacentro, termina il suo “viaggio” nel museo Nazionale di Piazza Venezia a Roma. Legno di pioppo e tiglio, doratura in foglie (evidente il sottostante bolo, vernice che prepara la doratura) e pittura nella tunica blu, motivi fitomorfi, gigli francesi e palline dorate, lapislazzuli e biacca. La corona della Madonna è andata perduta. Qualcosa, se non un rotolo di pergamena (il Verbo) che teneva in mano la Madonna, attira tanto l’ammirazione e provoca lo slancio del Bambino che ignora per altro sua madre, poiché è preso da questo oggetto identificativo della Fede. La Natività da lì a poco transitata, si è diradata, il tempo è appena trascorso, il presepe è un ricordo, la Madonna è sola con suo figlio, San Giuseppe è distante. La Madonna, il suo volto, non è iconico bizantino, non ha nobiltà del viso che la rende assorta e astratta nella sua fissità quasi metafisica e impalpabile per i credenti, tutt’altro, nella fisionomia del volto, i lineamenti li ritroviamo, proviamo ad andare a Pacentro (AQ) se c’è un esempio, nella sintesi dei tracciati morfologici e, nel linguaggio plastico, è una giovane contadina, del borgo di Pacentro o del contado, semplice e umile così appare, ma rivestita con il suo panneggio avvolgente e prezioso che sembra prestatole. Lei, la Madonna, non si carica di sapienza e di potere subliminale ed evocativo conferitole dai Vangeli. Tutt’altro, l’avremmo potuta incontrare nelle campagne o al ritorno in una casa di Pacentro, con quel viso sfilato, semplice e umile che non chiede nulla, si tiene tutto per sé, ma osserva suo Figlio seria e composta, mentre il viso sta per sprigionare un leggero sorriso che arriverà, ne siamo sicuri, arriverà, ma non adesso…