La nuova frontiera…

Testo e fotografia di Vincenzo Battista.

“Giunto l’imbarco da chi partì prima colombo messaggero fuori dell’arca, si partiva per Napoli. La notte si vegliava riuniti come accade quando qualcuno muore o va lontano: ed echeggiava un pianto di sventura nell’angolo vicino al focolare: era le madri con le moglie e i figli che piangevano insieme, divenuti in un giorno parenti del dolore…” che in un’eco di tristezza addensano questi versi, autore un delicato poeta di Ofena, proprio così“ lo definì“ Ignazio Silone leggendo appunto le parole leggere di Nicola Moscardelli (1874 – 1943), uno dei nomi più importanti del panorama della poesia italiana dal Novecento, il cantore della terra e degli uomini, della loro fatica e del loro ineluttabile destino di colombi dell’emigrazione in volo sopra il pianto, le veglie e quello che per sempre lasciavano tra queste montagne; in volo, tanti ( dal 1892 al 1920 circa sedici milioni), dopo aver attraversato l’oceano in “terza classe”, nell’interponte della stiva, sotto la linea di galleggiamento delle navi in grandi dormitori, a loro appariva avvolta dalla foschia la “porta dorata” di Ellis Island, la porta degli Stati Uniti, un’isola divenuta un grande ufficio amministrativo dell’emigrazione, dalle grandi torri; l’isola delle ispezioni per essere ammessi negli U.S.A., dei controlli sanitari, legali, e non solo, anche dei test di indovinelli, arte mimica per muoversi e spiegare in gesti le identitàˆ e la provenienza; di puzzle che dovevano essere ricomposti, e tante altre cose per diagnosticare per esempio le insufficienze mentali, la pazzia, anche per i bambini di 8 e 9 anni, o semplicemente la diversità dovuta all’analfabetismo, per essere infine tutti registrati . Si selezionavano così attraverso i vari funzionari, un interprete e un’equipe medica, le razze, e le loro presunte attitudini. Nel 1907 (in quell’anno arrivarono 1.285.349 stranieri), tra i tanti bambini che sbarcavano arrivò anche lui, Edoardo Corsi, nato a Capestrano nel 1896, piccolo, con i tre fratellini, la mamma e il patrigno. Molti decenni dopo, ricordando quell’evento, scriverà:” Cinquemila persone sbarcarono in quel giorno di ottobre. Prendemmo posto nella lunga fila e passammo per la trafila delle risposte alle domande degli interpreti e delle visite mediche. Ci fu consentito di oltrepassare il cancello dell’America. I medici sottoponevano a visita e quando un caso destava sospetti, lo straniero veniva isolato in una gabbia e il bavero della giacca o della camicia segnato con un gesso colorato e il colore indicava perché era stato isolato…”. Lo avrebbe mai creduto quel bambino di 11 anni, trascinato per mano dalla madre, che attraversava in fretta i corridoi, le camerate e gli uffici di Ellis Island, lo avrebbe mai creduto che sarebbe diventato Commissario dell’Emigrazione nominato dal presidente degli Stati Uniti, Herbert Clark Hoover, nel 1931, di quel luogo, periferia dell’inferno, ma dopo aver scalato tutti i gradini del “Sogno americano”: lampionaio, fattorino, altri piccoli mestieri, impiegato, una laurea in giurisprudenza, i suoi scritti di sociologia dell’emigrazione che destarono ammirazione e poi il ritorno da “Capo”, nell’isola della diversiˆ, davanti anche a quelle tavolette dei test psicologici. Nel 1935 Corsi scrive il libro “All’ombra della Libertà. Cronaca di Ellis Island ” tradotto, autobiografico quanta basta, ma soprattutto tagliente nell’affondo dentro la disperazione antropologica della persona, persa, smarrita, fuori dal suo contesto: un saggio dentro le urla del silenzio degli emigrati. Un libro da leggere per ritrovare nelle nostre antiche e recenti storie familiari, di queste montagne, ne siamo sicuri, anche un colombo messaggero fuori dall’arca.

Ellis Island a partire dal 1824 divenne un centro di detenzione riservato agli emigrati.

Dalla nave, attraverso un traghetto, gli emigrati sbarcavano a Ellis Island per i controlli. Fu definitivamente chiusa nel 1954. Dal 1990 è monumento nazionale ed ospita un museo che racconta la sua storia e quella dei tanti emigrati i cui nomi sono scritti e aggiornati periodicamente.