La pietra millenaria che guarisce i nostri desideri…

Testo e fotografia di Vincenzo Battista.

dL’Agata, la pietra dalle venature verdi e trasparenti, dona coraggio; l’amazzonite infonde la tranquillità e aiuta a conservare la forza vitale che da sempre si nasconde nei cristalli e nelle pietre, fonti positive, per favorire la salute e la guarigione, amplificare le vibrazioni purificatrici, risanare il corpo come il diaspro maculato, la corniola, la malachite o il quarzo rosa. Tradizioni millenarie quelle di pietre e cristalli, indossate nelle cerimonie sacre e nelle guarigioni, “affittate” dentro il nucleo familiare per proteggersi, presenti nei sacrifici e nella vita quotidiana, nei miti (i Greci adoravano Bacco in colonne di Agata e il cristallo rosa rappresentava Venere), ma anche simboli di alleanza : i cristalli si spezzavano e si donavano agli amici per vincolare l’unione, il patto. Nel Medioevo, invece, per limitare il culto delle pietre e la sua reminiscenza precristiana, la chiesa cattolica nel concilio di Arles, anno 1452, decretò la scomunica a chi praticava l’esoterismo sfrenato nella “santità” della pietra, che per l’Islamismo invece è centrale: la Pietra Nera della Moschea Sacra della Mecca, nella stanza cubica, misura sette pollici, forma ovale, viene baciata dai devoti, dai musulmani che la rendono culto religioso, reliquia sacra. E dagli echi pagani, alla devozione delle anime, alla magia, e quell’ancestrale culto delle pietre nell’intreccio tra antropologia culturale e Neorealismo, nell’itinerario magico “degli stracci del Meridione”, storie di un arcano Sud, memoria storica dalla realtà occulta dominata dalla magia e dalla presenza ossessiva della morte nelle terre di Ernesto De Martino, Leonardo Sciascia, del “Cristo si è fermato ad Eboli”: tematiche del folklore religioso del meridione, raccontano la dimora delle grotte che accoglie l’antico pellegrinaggio delle compagnie nel santuario di San Venanzio, a Raiano, in occasione della festa del Santo guaritore e della pietra che purifica i mali dei pellegrini quando questi si addentrano nei cunicoli scavati nel calcare, nel ventre del santuario, che chiude lo sbocco della valle, toccano il letto di pietra, si strofinano e si girano, si rigirano nel sito dello spirito che guarisce dai mali, tra lumi, ombre che si allungano nella cavità, e il silenzio di un culto antico, scenico appunto, per acquistare le virtù terapeutiche nel cerimoniale di quelle pareti calcaree che ricevono vibrazioni e le rimandano sotto forma di ossessioni millenarie.

Le mani toccano la pietra miracolosa e i fedeli acquistano virtù terapeutiche nella cerimonia delle grotte di San Venanzio a Raiano.