Testo e fotografia di Vincenzo Battista.

Le erbe e il loro impiego nella medicina erboristica, tradizione dominante un tempo delle culture locali, sintesi di scienza, religione e filosofia, si fondono, in una saggezza trasmessa oralmente per guarire e dare longevità all’organismo, stimolarlo, drenarlo, disintossicarlo come ci dice l’ultimo raccoglitore della “saggezza” delle erbe medicinali, nel suo ” tempio”, un capannone sotto il borgo e le grotte di Stiffe ( Comune di San Demetrio né Vestini), che conserva, stipate, un’enorme quantità di piante essiccate insieme a un bilancino in rame che il “profeta” non usa più, sostituito dalle sue bilance, le mani. Querrino Valzelli, ci diceva, classe 1920 ” Tutti gli amici miei mi hanno lasciato, io forse sono sopravvissuto grazie alle erbe, raccontava”. Così ci accoglieva, ed entrava subito in argomento: ” Non mi sento tanto bene, ho preso una tazza di biancospino, ce ne vogliono due o tre al giorno; è un infuso, serve per la pressione, per il sistema nervoso e per valorizzare il corpo. Il Biancospino si raccoglie il mese di maggio e quando iniziano ed uscire i boccioli della pianta, non bisogna aspettare il fiore, vanno subito colti. Li faccio seccare all’ombra, in mazzetti, rispettando una posizione geografica, a nord. E’ una pianta senza paura: si può prendere senza avere timore, non lascia residui dentro l’organismo”. Il Biancospino ” la pianta del cuore” così chiamata, della circolazione coronarica, nutre il miocardio, riduce le sintomi ansiose, facilità il sonno. Querrino: ” Sono più di trent’anni che raccolgo le erbe, adesso ho 85 anni. Me ne andavo, giravo, sopra il Sirente, a “Canale”, e poi riuscivo a Rocca di Mezzo, svalicavo portando centinaia di erbe. Prendevo la Genziana, ma prima vedevo la Belladonna dalle sue belle bacche. Insieme alla Genziana, nella stessa radice, cresce il “veratro” ( velatro, pianta perenne), che è velenosissima. Tante persone sbagliano, non sanno separare le radici e rischiano l’avvelenamento. La genziana è anche febbrifuga: toglie la febbre con un infuso e un decotto; è forte. La dose è di un litro d’acqua e 40 grammi di Genziana”. Infine Guerrino concludeva:” Alcune erbe devono essere arieggiate, appese al filo; altre su una grata di ferro, stese, ma non al sole. A Stiffe la raccolta parte in primavera, e poi per tutta l’estate: seleziono le erbe, le metto nelle buste, nei sacchetti, e di volta in volta le prendo quando mi servono. La gente di Stiffe dice: ” Ma questo Guerrino non si ammala mai, compreso il mio medico”.

Scheda

” La medicina dolce”, chiamata anche cosi, affonda in un’esperienza di secoli, addirittura precipita giù, in fondo, fino a cinquemila anni fa ed è documentata dalla medicina cinese, dalle regioni dell’Himalaya; pezzi di storia dell’umanità e del desiderio dell’uomo di superare e malattie comprovare, nella sua efficienza terapeutica, le difese immunitarie dell’organismo: le piante medicinali ( non c’è malattia che non abbia il suo farmaco a base di erbe) e i loro principi attivi, nel gambo, nella corteccia, nelle foglie; oppure nei fiori, nei frutti o nelle parti sotterranee, come le radici, i tuberi. Se usate correttamente offrono possibilità terapeutiche dentro l’universo ancora tutto da inventare della fitoterapia ( settore della farmacoterapia che si occupa dell’impiego, a scopo curativo, delle piante medicinali).

19399148_229647080873855_6575295159720485672_n

19399418_229646854207211_7610370202178535140_n

19399617_229646994207197_6469536817574521226_n

19260535_229646917540538_3069218819891914298_n

19274820_229646964207200_7738534273466784268_n

19396720_229646834207213_8877514414535092255_n

19396747_229646884207208_4059424351583517538_n

19396778_229647040873859_2667249721297977172_n