Testo e fotografia Vicenzo Battista.

La pupa, temeraria e irriverente, così la sua effige, ha “bucato” l’equinozio di primavera, ma è naif nelle sue forme dialogate, la sua ingenuità è primitivo candore, si posiziona al centro della tavola il giorno di Pasqua: è il dono. La pupa della fertilità, di certi riti immortali che affondano nel paleolitico e nei loro culti custodi del tempo: le “Veneri”, in pietra, augurali e dense di occultismo e magia, così definite. La pupa di pane dolce, invece, allegoria nelle sue forme imitative dell’abbondanza fisica, e ci sta, poiché deve crescere in una giungla di imprevisti e malattie, e quindi meglio così con “taglia” abbondante, rappresentata ancora in questo modo oggi la pupa (attenzione alla costante della memoria!), poiché fa riferimento a quel Novecento del latifondo agrario e al lavoro delle giovani donne vessate, schiavizzate e con scarso cibo da consumare. La pupa ha quindi “bucato” il diaframma spazio – temporale, il suo volto roseo ci consegna un pane dolce “speciale” che ha lievitato, custodito nella giusta temperatura, coperto con un panno di cotone, guardato e con un segno di croce, benedetto infine. Una sorta di “Natività” da vegliare. Poi prende forma la pupa, sul suo ventre l’uovo sodo, sarà testamento di una stagione propiziatoria, unione e rinascita, tenuto con due strisce di pasta, quell’uovo della perfezione e della purezza assoluta e senza compromessi nel Rinascimento di Piero della Francesca.Per i Romani l’uovo era “omne vivum ex ovo”, i viventi nascono dall’uovo, così la loro interpretazione, il dogma del principio della vita nella placenta della gravidanza. Ma poi l’uovo i Romani lo seppellivano dipinto di rosso nei campi come rito iniziatico per il buon esito dei raccolti. Infine, la consegna, la destinazione, il domicilio della pupa dolce, il suo “arrivo”, dal gusto e aroma avvolgente, verrà mangiata, e la “piegatura” del Venerdì Santo del digiuno verrà quindi ridistesa, si allungherà in quell’armonia della rinascita e del “bene” della Pasqua, inattesa ma conquistata, a nostra insaputa, comunque la pensiamo, tanto che l’imminente metaverso ( gli spazi di avatar, il futuro di internet) che aprirà nuovi orizzonti, se ci riflettiamo, non potrà mai rappresentare la semplicità e la purezza, l’apparato di pensiero non contaminato della pupa dolce augurale, del tempo che verrà…

Da non crederci, le pupe di pane dolce preparate da un avvocato con la professione sdoganata, mia sorella, Clelia Battista.