Testo e fotografia Vincenzo Battista.
Nelle Plaghe delle “Locce”, la “regione” delle diffuse cavità riparo degli uomini e animali, la grotta di San Michele Arcangelo, sigillo sacrale, protezionale, custodita, augurale, che i pastori guardavano e rispettavano, mitizzavano. La grotta è la corazza di San Michele nei dintorni di un habitat difficile e imprevedibile del Gran Sasso d’Italia. Il paesaggio è avido, crudele, spietato nella sua stessa natura mutante, e pertanto c’è bisogno di mitigarlo, “pettinarlo”, sì, ecco San Michele pacificatore della natura – demone e l’uomo, per la salvezza degli animali al pascolo, è disposto a creare una grotta taumaturgica e narrare le gesta eroiche dell’Arcangelo. Ma il drago non è sconfitto, serpeggia lì nei dintorni, si insinua nelle bufere e negli animali predatori, negli stati d’animo.







































































































































































