La scoperta e la narrazione mitica di un altro Gran Sasso d’Italia.

Testo e fotografia di Vincenzo Battista.

La conoscenza e l’esplorazione di un mondo sommerso, rituale e sacrale, si concentrano intorno al paesaggio montano su uno spaccato di religiosità popolare. I pellegrinaggi osservati, attraverso la ricerca sul campo, che le comunità locali dei centri pedemontani compiono nei due versanti del Gran Sasso d’Italia, quello interno e quello adriatico, offrono la possibilità di misurare i gradi di partecipazione e solennizzazione ai culti della montagna. Dal primitivo modello penitenziale, le comunità si riuniscono e si riorganizzano intorno ai loro simboli cristiani presenti nel Gran Sasso d’Italia, e dopo lunghi attraversamenti su sentieri impervi, fino ai luoghi di culto, tappa finale devozionale finalmente raggiunta. La montagna è stata quindi segnata nei suoi tratti geomorfologici che ancora oggi si connotano in una ricca toponomastica legata alle gesta leggendarie del santi eremiti. Si accede così in un’ideale struttura narrativa per poter comprendere le più intime e nascoste vicende personali delle famiglie (si tramanda da generazioni il culto del viaggio) e ai nuclei diffusi delle compagnie e confraternite, che da secoli, appunto nei pellegrinaggi, guardano e rendono omaggio ai santi della montagna. L’ambiente geografico, tuttavia, accoglie altre e complesse vicende religiose, tangenti all’esistenza di vita degli anacoreti, i cui segni architettonici sono ancora presenti nel paesaggio. Tra questi va ricordato il complesso della grancia cistercense di Santa Maria del Monte a Campo Imperatore e l’abbazia di San Crisante e Santa Daria nell’immediata area urbana di Filetto, che ben si coniugano con l’esperienza culturale e monastica degli ordini religiosi e il culto popolare nell’ambiente del Gran Sasso. La storia delle strutture economiche – conventuali trovano dunque una comune lettura a favore di una interpretazione finale che vuole affermare i caratteri della montagna appenninica: ha condizionato i modi d’essere delle genti sul territorio del Gran Sasso, come per altro ha scritto Ignazio Silone.