Fotografia Vincenzo Battista.

In piazza Galvani, alle spalle di della basilica di San Petronio la nuova terrazza panoramica si raggiunge salendo con un ascensore o con i ponteggi provvisori allestiti per il restauro dell’abside e del tetto della basilica. Si osserva la città da 54 metri di altezza.

Il paesaggio urbano dalla sommità spazia sulle torri tagliate ed abbassate. Secondo Giovanni Gozzadini, che nel 19° secolo condusse delle ricerche negli archivi cittadini, tra il 1200 e il 1300, la città vide spuntare circa un centinaio di torri . Erano simbolo di ricchezza e potere, ma anche uno strumento di offesa e difesa, in un’epoca nella quale era forte il conflitto tra Papato e Sacro Romano Impero, e tra coloro che si schieravano da una parte o dall’altra. Si osservano anche le case-torri, meno alte, ma pur sempre imponenti, simboli di prestigio sociale, oltre che luogo di rifugio per gli abitanti delle case vicine. E poi c’erano i caratteristici “torresotti”, porte fortificate a protezione della seconda cerchia di mura della città medioevale. In origine erano 18, ma oggi ne restano solo quattro, insieme a poche vestigia della cinta muraria chiamata la “Cerchia del Mille”. Già durante il 13° secolo molte torri crollarono o furono abbattute, mentre altre furono “abbassate”, per motivi di sicurezza. Nel corso dei secoli furono poi utilizzate per scopi diversissimi: prigioni, abitazioni. Delle 100 e più torri di Bologna, oggi ne restano solo una ventina. Queste vestigia della città medioevale furono abbattute anche in epoca relativamente recente, durante una stagione di ristrutturazione urbanistica non proprio felice: nel 1918 fu demolita la Torre Conforti, e nel 1919 le torri Artenisi e Riccadonna che sorgevano nel Mercato di Mezzo, vicino a quelle che oggi sono il simbolo della città, la torre degli Asinelli e della Garisenda.