La villa delle meraviglie. Il Vittoriale degli italiani sul lago di Garda.

Testo e fotografia Vincenzo Battista.

Premesso che non è stato consentito fotografare le stanze private della villa d’Annunzio, per ragioni legate ai diritti d’immagine riservati, la considerazione che ne scaturisce è che nessuna immaginazione umana può ipotizzare quello che si pone davanti agli occhi nella visita, e le parole fanno fatica a raccontare “ l’arte sovrana – scrive il Vate – il gusto delle forme e del colore”.

D’Annunzio il mito dell’Ottocento con i suoi romanzi, la poesia, le imprese di guerra (Fiume). Artista visionario nicciano del superuomo, scrive: “Sono avido di silenzio dopo tanto rumore, e di pace dopo tanta guerra”. La villa Carnacchio a Gardone Riviera sul declivio terrazzata, appartenuta ad uno storico dell’arte tedesco, confiscata dallo stato italiano, diventa sua dimora. Si chiamerà il Vittoriale degli Italiani, villa museo – monumento, ma molto di più Antro delle sibille, il Labirinto del minotauro, residenza fortezza di Micene possiamo pensare per la forza narratrice dell’architettura combinata con l’arte visiva, artigianato colto, mediatica e celebrativa che d’Annunzio attivò, personalmente, anche nei minimi dettagli scenici e strutturali dell’intero complesso edificato con parchi e giardini, torrenti e fontane monumentali. La “Santa fabbrica” la chiamava il Principe d’Annunzio. Un cantiere perpetuo la villa, un alternarsi di maestranze, artisti, personaggi famosi uniti per visitare la villa – opera d’arte, tra cui Mussolini, Nuvolari, Mondadori, Fortuny, Gio Ponti e tanti altri. D’Annunzio tra il 1922 e il 1935, acquista altri terreni contigui alla sua tenuta e completa il disegno di un’intera collina allestita scenograficamente che scende fino al lago di Garda. “Io vado scegliendo e disponendo e catalogando, per segnare e compiere un disegno di decorazione interna premeditato in lunghi studi. Tutto è infatti è qui da me creato e trasfigurato, tutto qui mostra le impronte del mio stile nel senso che io voglia dare al mio stile”. Materia e passione, “Io ho quel che ho donato”, costruito materiale e piacere, forme e sensualità, erotismo e castigatezza, filosofia di Nietzsche e cristianesimo, sacro e profano, esoterismo e misticismo, devozione e disaffezione, carnalità e puritanesimo questi, indispensabili, i riferimenti nella creazione del Vittoriale degli Italiani e dei segni – oggetti delle stanze segrete, pitture e decorazioni, percorsi, passaggi obbligati, soste da compiere così nelle sue intenzioni, e molto altro senza barriere e pudore. Creatività e ingegno: nulla è lasciato al caso, tutto ha una giustificazione nell’arredo ricercato dettagliatamente. Cultura e bellezza in definitiva, come voleva d’Annunzio. “La produzione delle immagini potenti – scrive – nella lussuria. La produzione vitalità del mio cervello, nell’atto carnale, nell’orgia, il predominio improvviso, implacabile del vizio. La carne perduta, l’anima perduta. Le sorgenti del piacere che, a un tratto, sembrano riaprirsi nel mio corpo. Il campo illimitato della voluttà. Il vizio che meravigliosamente dona nel prendere”.