Testo e fotografia di Vincenzo Battista.

A seguito dello sbarramento del fiume Sangro, nel 1951, è stato creato il lago artificiale di Barrea. L’area è considerata la zona di maggio tasso di umidità del Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise. Già dal 1922 risale una proposta per la creazione dell’invaso nella forra di Barrea, avversata però dal fondatore del parco Emilio Sipari, per il rischio di alterazione dell’equilibrio ambientale; si pensava  potesse danneggiare e deturpare il fragile ecosistema, con risvolti negativi per l’economia delle comunità locali, caratterizzata da un’economia marginale e della pastorizia transumante. Il progetto, abolito durante il regime fascista, riprese tra il 1949 e il 1951, quando iniziarono i primi lavori per arginare il fiume Sangro attraverso la costruzione della diga. La forra di Barrea, riempita dalle acque dell’invaso e scavata nel tempo dal fiume stesso, è lunga 5 km e larga 500 metri, con una superficie di 303 ettari, ad una quota altimetrica di 980 metri. La capacità dell’invaso e di 25 milioni di metri cubi. Questo bacino artificiale è situato tra il Monte Greco e i Monti Sterpi d’Alto e Boccanera, lungo la dorsale del Monte Petroso. Il lago è crocevia dell’avifauna migratrice e stanziale. Ma tutto questo si “piega”, declina, quando i daini entrano nel villaggio a ridosso del lago, si fanno largo tra le attrezzature turistiche: un contatto ravvicinato, forse una favola di un set cinematografico, un colpo d’occhio prezioso per osservarli, e quasi sfiorarli…

 

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