Testo e fotografia di Vincenzo Battista.
Un sacerdote domenicano, in viaggio, nella seconda metà del XVI secolo: “Il Giovedì mattina a’ 30 di Giugno levammo tanto a buon’ora per l’Aquila che ci occorse aspettare buona pezza alla porta della città, tanto che si aprisse…”, annoterà nell’anno 1575, nel suo manoscritto conservato nella biblioteca nazionale di Firenze, Serafino Razzi, per oltre mezzo secolo visitatore in Italia e in particolare negli Abruzzi tra conventi, osterie e agguati di briganti; tradizioni popolari, scene di sacre rappresentazioni religiose e infine disavventure che lo colpiscono, ma non più di tanto.
“E’ non è questa sorta maniera di scrivere – dirà – se non gioconda et utile. Utile poi per la cognizione di molti luoghi, e di molte città, la quale ci si acquista et impara. Sono pertanto questi nostri diari o vero itinerari” descritti sotto forma di bozze, giorno dopo giorno, al rientro, la sera, nelle osterie, nei ricoveri, oppure nei conventi dove chiede di essere alloggiato per scrivere i resoconti dell’avventura quotidiana alla luce di fioche candele, che illuminano però ogni particolare del suo pensiero di viaggiatore, appassionato protagonista come tanti altri, oltre il suo tempo, in quel primitivo e selvaggio senso comune dell’umanità all’esplorazione che prende forma letteraria nel resoconto del “viaggio”: scoperta emozionale, link della mente che si aprono e chiudono, menù di navigazione sempre in presa diretta, che mettono in gioco se stessi in una realtà osservata sempre in movimento, appena percepita e mutata, sfiorata, ma che subito si allontana dove le frontiere, i passaggi, le contaminazioni, le repentine trasformazioni dello spazio e del tempo risiedono anche lì, e sono domiciliati in noi stessi, nel micro universo della nostra “anima”. Proprio lì, in definitiva, siamo diretti, in questo secondo viaggio parallelo, in un paesaggio intessuto di segni, soprattutto minori, che abbiamo l’obbligo di cogliere, al centro di straordinari, irripetibili, mutamenti: gli stati d’animo, i nostri pezzi rari, che danno vita e sostanza alla narrazione del “viaggio” con le sue meditazioni, i suoi scenari, i suoi tempi e il suo ventaglio visivo ( le fotografie sul campo) di esperienze per sua stessa natura strumento ricco di stimoli e di sollecitazioni forti per scrivere e raccontare.
E la spedizione continua.
Se si viaggia in terre sconosciute verso i santuari o i luoghi di culto nella Conca aquilana (per visitare i luoghi degli eremiti: grotta del Beato Placito, San Franco di Peschioli e Cefalone, Madonna d’Appari, eremo di San Giuliano, grotta Beato Bonanno, grotta San Onofrio, eremo di San Egidio, eremo di Santa Maria della Croce – solo per citarne alcuni) in cammino, la mancanza di acqua, più che di cibo, può causare la perdita d’idratazione dell’organismo con il movimento forzato, la fatica.
L’acqua piovana raccolta dal cielo, narrano le cronache storiche scaraventate nei secoli passati dai pellegrini in cammino sulla “Via degli Abruzzi”, apparentemente distanti (ma non per la metafora contenuta nel film “Cast Away”, di Robert Zemeckis, con Tom Hanks: l’uomo, nella sua primitiva rivisitata esperienza, in un’ isola, dopo un disastro aereo), per il viaggiatore risulterà decisiva, quell’acqua. Si poteva bere solo quella caduta dal cielo, oppure bisognava farla bollire con un po’ di aceto e depurarla in un vaso per far precipitare nel fondo le impurità. Si filtrava anche con una fetta di pane, oppure con la lana ritorta, travasando più volte il liquido da un recipiente all’altro. Si usava anche l’aglio cotto nella bollitura dell’acqua fino a farne rimanere la metà. Nell’acqua si versavano la menta e l’orzo tritati, poi si filtrava con un telo di lino e infine si purificava.
Altri rimedi, in mancanza d’acqua, consistevano nella preparazione di sacchetti di lino riempiti di semi dei campi, succo di liquirizia, semi di mele cotogne pestati e infusi in acqua di rosata. Conservati dentro la bisaccia, per le emergenze, si bagnavano, prima, nell’acqua di rosa e viola e poi venivano messi in bocca dai pellegrini tra la lingua e il palato, attenuando l’aridità e la febbre.
I poveri, invece, contro la sete, lungo i sentieri, masticavano lattuga, portulaca, acetosella, miste ad erbe fresche di prati e campi attraversati, nelle lunghe litanie processionali intorno ai cippi, edicole sacre, pietre votive e infine le grotte e i santuari, “segni” rivelati che indicavano la giusta missione, la certezza del pellegrinaggio, l’esatto valore del cammino, in definitiva la liberazione del male con il “Voto” che gli itineranti si apprestavano a compiere, poiché il “cammino” duro lasciato alle spalle, sofferente ed enigmatico, aveva bisogno di risposte. E l’arrivo al luogo di devozione si avvicina . . .
(Seconda di tre parti)
Le fotografie sul campo.
Tra montagne, borghi e luoghi religiosi. La pittura e la scultura medioevale dei pellegrini in viaggio.
La Basilica San Bernardino , l’orto delle Celestine del convento di San Basilio – L’Aquila ( prima del sisma) in hovering con l’elicottero di Giorgio Zecca, aerea il Castello cinquecentesco, foto d’epoca della piazza del mercato – L’Aquila, statua seicentesca di San Pietro Celestino, le Celestine di San Basilio e il Monogramma Celestiniano realizzato con il pane dolce, Piani di Cascina – Alto Aterno -, cartografia storica dell’Ottocento sugli Abruzzi della zona di Amatrice – Rizzi / Zannoni, Corno Grande, la processione e l’esposizione delle reliquie dei santi martiri nella chiesa di Santa Maria Assunta a Paganica, Scanno – stampa d’epoca dei costumi dell’Ottocento, Scanno – il borgo e le case rurali a schiera , Castrovalva e Anversa degli Abruzzi in una stampa dell’Ottocento, il passaggio del gregge nelle Capannelle verso il Chiarino – Gran Sasso d’Italia, San Domenico a Cocullo, la Valle Peligna, il Velino, aerea il bosco e le falesie del massiccio del Sirente, la Maiella e il territorio di Pacentro, i cereali dopo la raccolta, Monte Rotondo – Scanno , l’interno della chiesa di San Pietro Apostolo – Onna ,portale quattrocentesco in stile tardo-gotico della chiesa di San Marcello ad Anversa degli Abruzzi, Sant’Eustachio protettore dei cacciatori e Patrono di Scanno in una rappresentazione in miniatura, Il culto e la fede nella Valle del Sagittario. Affresco – pellegrini in viaggio – particolare, corteo di Pellegrini in cammino verso Roma – scolpiti in un rilievo del Duomo di Fidenza- provincia di Parma (fine XII secolo), Pellegrini a Roma durante il Giubileo del 1300 – miniatura.