L’Aquila, anno 1981 – 1982, con gli occhi del bianco e nero.

Testo e fotografia Vincenzo Battista.

La filosofia monocromatica, l’estetica rincorsa nelle immagini in bianco e nero nella sua campionatura dei toni grigi, eliminano il “disturbo”, se possiamo chiamarlo così, del colore che spettacolarizza. La quotidianità della Casa di riposo,  come si presentava nel 1982. Le immagini recuperate dal mio archivio: gli anziani e i loro oggetti, i racconti, gli ambienti e i  riti nei contrasti di luci e ombre, nella tensione emotiva dell’azione, l’intensità dei personaggi che forse, secondo il mio intendimento, appunto quelle immagini, molto più delle parole, potevano contribuire a restituire il valore della persona.

All’età di 24 anni realizzai un reportage nella Casa di riposo nel complesso di Collemaggio, nell’ambito di un progetto voluto dal Comune dell’Aquila – Assessorato alla sicurezza sociale – sulla condizione degli anziani, finalizzato ad una mostra documentaria realizzata poi nel 1982.

Allora i rullini in bianco e nero, li sviluppavo con una preparazione di soluzioni chimiche di liquidi di sviluppo e fissaggio e, con un dispositivo, l’ingranditore, che proiettava le immagini del negativo, li stampavo nella camera oscura su carta fotografica sensibile (bacinelle con acidi e pinze, marginatore, focometro e timer). Il lavoro artigianale sul negativo proiettato dall’ingranditore, complesso, ma essenziale, consisteva nella tecnica della mascheratura con le mani per avere diverse esposizioni nei toni dei grigi e dei neri sulla carta fotografica, che veniva immersa poi nell’azione dello sviluppo e infine del fissaggio. Allora dovevi fare così, per ricordarti la luce degli scatti per poi “trasportarla”, quella luce, nelle stampe fotografiche.

Dal 1979, l’archivio privato è costituita da circa 15.000 immagini b/n e colore.