Testo e fotografia Vincenzo Battista.
Nel liceo, in una delle tante lezioni a “campo aperto”, senza frontiere tra la storia dell’arte e il tempo dei ragazzi dove mettono lì i piedi, nella città dell’Aquila.
I messenger, per rimanere in contatto e attendere una risposta, è questo il loro significato, anche se noi proviamo a fronteggiarli, a scuola, ma è così nel nostro tempo… E come se dovessimo attualizzare e utilizzare gli stessi strumenti dei messenger nella lauda di Jacopone da Todi (è sceso il silenzio in classe…), anch’esso un “messaggio”, indirizzata, però, sotto forma di cantico, al destinatario, Papa Celestino V, (la potremmo definire l’ultima testimonianza prima della sua capitolazione, e abbandono del Soglio Pontificio con la rinuncia), tracciata e tracciante, illuminante la lauda, che apre uno spiraglio alla comprensione di un evento storico che investe anche la citta dell’Aquila, ponendo un alto interrogativo allo stesso Celestino V. “Que farai, Pier dal Morrone ? Èi venuto al paragone… (la lauda poi continua). Apicali sono i dilemmi che gli pone Jacopone,(chiamandolo innanzitutto con il nome eremitico della spelonca di Sant’Onofrio sua dimora, e non come papa), altro dilemma è la prosecuzione (sarà messa in dubbio) nel corso dei decenni successivi della Bolla del Perdono, sua emanazione, istituita per la città di Aquila e la proclamata Perdonanza (la pietra di paragone – citata nella lauda – è un simbolo con la quale si saggiava l’oro, è la metafora utilizzata da Jacopone per dare valore alla prova, la prova di Celestino V). Sarà quindi l’oro prezioso, cioè il significato della scelta: o da questa parte o dall’altra, sembra dire Jacopone. Tutto questo in un “file”, che lui, sempre Jacopone, aveva messo, consapevole, in “attesa”, prima di aprirlo, inviarlo con un clic e mostrarlo nel grande schermo della Chiesa corrotta, così la definisce lo stesso Jacopone da Todi: siamo nel 1294. Con un clic, quindi, la lauda su Celestino V “potente” eremita – papa ma dello spirito, che nell’incipit della stessa lauda viene citato senza mediazioni, e il messaggio arriva dritto come un macigno senza fronzoli o riguardo, orpelli, infiorettature in un punto di domanda che non può essere eluso. E’, questo, in definitiva il dilemma del messenger che si ripete : “Que farai, Pier dal Morrone? Èi venuto al paragone… Saprà rispondere Pier dal Morrone? Certo che sì, ma a modo suo! Affronterà mai la riforma della Chiesa? Certo che sì, ma a modo suo! Verrà mai compreso, certo che no! (si apre il dibattito con i ragazzi in classe). L’irrequietezza e rabbia nella lauda lirica verso la condizione delle genti sottomesse dalla Chiesa opulenta e sprezzante, contro il potere e le corti imperiali, il rifiuto dei valori terreni, e nelle sue contraddizioni personali di frate laico, Jacopone scrive e la sottoscrive con spirito analitico la lauda, la vive impetuosamente, come pensiero illuminante della sua personalità e del mondo medievale. Egli appartiene alla fronda degli spirituali francescani, scomunicato, braccato e infine arrestato dal successore di Celestino V, Bonifacio VIII. Riottenne la libertà con Papa Benedetto IX subentrato a Papa Bonifacio VIII che Dante Alighieri scaraventa nel gorgo dell’Inferno (il canto diciannovesimo, nella terza bolgia dell’ottavo cerchio, dove sono puniti i simoniaci – l’acquisizione di beni spirituali in cambio di denaro – i quali sono conficcati in ristretti loculi a testa in giù. Dai piedi sporgono e salgono piccole fiammelle). “Una vita spericolata sopra la follia, alla Vasco Rossi – qualcuno mi dice in classe – “. Ma c’è dell’altro. La moglie muore per il crollo di un soppalco, Jacopone la soccorre e scopre sotto le sue vesti un cilicio legato nella cintola della donna, l’oggetto religioso (spesso usato nei conventi) per autoinfliggersi le torture e massacrarsi il corpo sanguinante, piagato e celato dalle vesti medioevali, nelle pratiche religiose per l’autopunizione, la flagellazione, la mortificazione della carne che brama, la lussuria castigata all’insaputa del marito (qui, inizialmente, le battute dei ragazzi, cerco di mitigarle, per quanto possibile, ma poi è il dialogo e il confronto che si aprono a ventaglio, e non è male). Continuiamo. Il punto di non ritorno. Jacopone con la scomparsa della moglie, e quello che ella ha scoperto una volta spogliata delle sue vesti, cade in un ascetismo mistico, il superamento del mondo e della carne da parte dello spirito. Abbandona i suoi averi, lascia tutto e tutti, diventa frate spirituale e si batte prima, come detto, contro Papa Bonifacio VIII che rappresentava il male oscuro dentro la Chiesa. Ma adesso potete aprire il web e navigate, dirò e lo faranno i ragazzi del liceo, cercate le fonti documentarie, la pittura e la scultura per esempio, oltre le vicende storiche sulla città che vi appartengono e fatele vostre, ma senza contaminazioni.” E quando credete di sapere qualcosa, guardatela da un’altra prospettiva, anche se può sembrarvi sciocco o assurdo, ci dovete provare. Ecco, se leggete per esempio, non considerate soltanto l’autore, considerate quello che voi pensate” (John Keating – Robin Willliams,” L’attimo fuggente”) . Le vostre intuizioni esigono un “campo aperto” per navigare oltre i pregiudizi lì, dove mettete i piedi… Il racconto, un altro racconto è possibile, quindi, oltre la storia che si ritiene ufficiale, festaiola e celebrativa delle edulcorate e mediatiche perdonanze, cucite a misura per le genti gaudenti in corteo insieme ai “professionisti” di Celestino V, di cui riteniamo, purtroppo, di non dovercene più preoccupare, ma non resta altro che rassegnarci e sperare in quei formidabili ragazzi…
Le immagini.
Nella cripta della chiesa francescana di San Fortunato a Todi, è la tomba di Jacopone da Todi.
Il mausoleo funebre di Papa Celestino V nella Basilica di Collemaggio, L’Aquila.