L’Aquila e la sua fiaba di Natale. I re Magi in viaggio tra le creste del  Gran Sasso d’Italia.

Testo e fotografia di Vincenzo Battista.

Proviamo a pensare la prima scena di un a fiction ambientata alle pendici del Gran Sasso. Proviamo a pensare la valle del torrente Rajo, tra i borghi di Camarda e Filetto, location di origine medioevale. Sappiamo, anche, che la sceneggiature di un film nella sua narrativa deve essere ricca, suggestiva, affascinante e deve, nella lettura del testo, poter “ trasmettere immagini”. Allora, proviamo a pensare che parte il ciak, si gira la prima scena, ma prima il titolo: “ I tre magi in viaggio sulle terre del Gran Sasso”, poiché anche le fiabe di Natale possono diventare figure, icone e trasportarci in un tempo lontano, subliminale, magico…Tre uomini, in lontananza, risalgono la valle chini sui propri corpi, sferzati dal nevischio e dalla bufera ( la neve vedremo è l’elemento decisivo, alla fine), a stento si trascinano sulla coltre di neve: sono i re Magi. Ma non sono soli…Su di loro, quasi si potessero toccare, vegliano gli sguardi di tutela e sostegno, protezione, che bucano la tormenta, della Madonna delle Grazie di Castel del Monte, la Madonna della Rocca di Rocca Calascio e la Madonna di Roio. Li hanno attesi i Magi, seguiti, ma adesso quelle Madonne scolpite in legno e dipinte improvvisamente si animano, scendono dalle nicchie delle chiese e iniziano il viaggio con tutti i preziosi ori che indossano, i gioielli offerti dai fedeli, gli ex voto per grazia ricevuta. Ma altre Madonne avvertono il richiamo dalla città dell’Aquila e dai borghi : la Madonna del Ponte, la Madonna della Strada, quella dei Sette Dolori, della Salute, della Pietà, del Suffragio e tante, innumerevoli, scivolano persino dalle pale dipinte e poste sopra gli altari, si staccano dagli affreschi, dai muri delle canoniche per rendere omaggio alla “Notte della visitazione e dell’incanto”, con le loro sontuose ricche vesti di broccato intessute con preziose decorazioni  in filigrana. Anche una Madonna sconosciuta, forse chiamata della Cona, si mise in cammino. Viveva in un’edicola sacra, in una nicchia della montagna, in un luogo impervio, conosciuto solo da qualche pastore o boscaiolo lungo un sentiero della località “ Il Vasto”, alle pendici di Pizzo Cefalone. In  quella sua nicchia rivestita dalle pietre aveva ricevuto solo menta e timo selvatico, fragole, frutti di bosco e qualche fiore primaverile lasciati sotto la sua statua. Tutte le altre Madonne, quindi ,raggiunsero la Sacra Famiglia in una capanna sotto la torre di Camarda, e insieme ai re Magi, quelle Marie sfolgoranti per tanta preziosità che mostravano sugli abiti, si misero intorno alla Natività. Solo una  Madonna, della Cona, se ne stava in disparte, dietro a tutte, forse perché aveva il legno tarlato, il colore del suo manto sdrucito e rovinato dalla neve e da tante tempeste; forse perché lo stesso manto oramai mostrava il legno stinto e rivelava povertà e rovina, ma soprattutto era imbarazzata da tanta ricchezza offerta e sparsa al suolo su un ricco tappeto davanti alla capanna della Natività, mentre lei non poteva dare niente. Maria con in braccio Gesù, la scorse sul fondo, la chiamò e le chiese come si chiamava: “ Madonna della Cona mi chiamano, ma il mio vero nome è Maria della Neve”, rispose la giovane, mentre reggeva un grembiule lacero e arrotolato. Ma quando questo si aprì, liberò una miriade di fiocchi di neve trasformati in bianche corolle, e un intenso profumo di erbe aromatiche e fiori profumati di montagna si alzò, come non si era mai prima avvertito, avvolse la capanna con grande meraviglia di tutte le altre Madonne. Ancora oggi, in quel sito nascosto del Gran Sasso, intorno a quell’edicola in pietra della giovane Madonna della Cona, si racconta, i cespugli secchi fioriscono, spuntano i boccioli dal terreno nella Vigilia di Natale ai suoi piedi, e per quella notte d’inverno, la montagna, con le sue antiche ricchezze, è avvolta da un aroma incantato, una fragranza miracolosa che lentamente scende sulla città, scivola sotto le porte, e poi dentro le case degli aquilani.

 

Le fotografie, le opere d’arte, i luoghi.

Presepe vivente ( Il Centro), Campo Imperatore, Presepe vivente ( Teleaesee), le montagne del Gran Sasso e la dorsale delle Malecoste, I piani Buto e Viano con Castelvecchio Calvisio, Oratorio San Pellegrino  – Bominaco (web. Tiscali.it), Madonna delle Grazie, Madonna di Roio, (salesiani don Bosco- Torino), chiesa di Santa Maria delle Grazie – Calascio – ( Inabruzzo), terracotta policroma e dorata – Saturnino Gatti – Munda L’Aquila, edicola votiva, Madonna del Latte – Munda L’Aquila, aerea – Gran Sasso – sullo sfondo la Conca aquilana, Corno Grande, Madonna di Santa Maria del Ponte – L’Aquila, Natività ( Mistica dell’Anima), il presepe a Camarda ( Il Capoluogo.it),Trittico di Beffi – Munda L’Aquila – ( Mondo in tasca), Giuseppe Scarsella – il presepe a Filetto – ( Giramondo.com), la narrazione e il racconto della fiaba, collezione presepi.

 

Nota.

In quello dì di Natale – come dice Crisostomo – adorando i Magi sopra un monte, una stella apparve appresso a loro, la quale aveva forma di bellissimo garzone, e nel suo capo risplendeva la croce, la quale parlando ai Magi, si disse loro:’Andate in Giudea, et vi adorate il garzone nato.'” 

E’ Jacopo da Varazze, frate domenicano di Varagine (provincia di Savona), che scrive, in chiave mitica, a volte leggendaria, nel suo romanzo divenuto un best seller medievale : “La Legenda Aurea” o “Legenda Sanctorum” (1255 -1266), raccolta di storie e interpretazioni ardite, dense di riferimenti colti, austeri, ma anche di annotazioni colorite, per quel tempo, rivolte essenzialmente al popolo, ironiche, a volte sorridenti, di grande successo, tanto che oltre alla traduzione in volgare il testo fu uno dei più letti e consultati fino al XVIII secolo.

L’influenza che ebbe fu enorme: dalle arti visive alla letteratura, al teatro, fino alle storie popolari che furono portate nei borghi con le leggende della tradizione orale, le fiabe, allora, unico strumento di trasmissione del “conosciuto” della comunità locale che ancora riecheggia, incontaminato, nella magia dei nostri luoghi, in particolare in questo periodo, nell’evento della storia delle storie, quella di Natale.

 

Collezione presepi

Antonio Di Stefano, artigiano- artista, è l’autore della collezione dei presepi. Nel suo laboratorio, a Cavalletto D’Ocre, ha un’esposizione di oltre 30 presepi realizzati con tronchi e radici di alberi insieme alle statuine della tradizione napoletana della celebre via di San Gregorio Armeno. Ha partecipato, nella provincia dell’Aquila, a rassegne e mostre espositive.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 Estratto in inglese di Piera Badia

“That day of Christmas, as Cristostomo says, while the magi were adoring on top of a mountain, a star appeared to them nearby, which had the shape of a very beautiful youth, and on his head a cross was shining, which speaking to the magi, said to them:” Go to Judea, and adore there the youth just born… “

And Jacopo from Varazze, a Dominican friar from Varagine (province of Savona) that writes, in a mythical, at times legendary style, in his “historical novel”, which became a real medieval best seller: “The golden legend ” or “legenda sanctorum” (1255 -1266), a collection of stories and daring interpretations, full of erudition and austerity, but including also colorful annotations, for that time, addressed mainly to the common people, ironical, smiling, and so successful that, apart from being translated into “vulgare” (the Italian spoken at that time) the book was amongst the most widely read and studied well into the 18th century.Its influence was of paramount importance: from visual arts to literature and the theatre, to folk stories that were brought into the villages, the legends of the oral tradition, the fables, the value of the oral communication then was the only instrument of transmission known among the local communities and that can still be heard, uncontaminated, in the magic of our places, especially in this period, in the event of the stories of all the stories, the story of Chistmas.

The three magis are traveling on the crests of mountains of the Gran Sasso, narrates a legend, guided by the star that shows them the way. The first act takes place with the three sisters who were staring at one another from the mountain tops: the Madonna delle Grazie of Castel del Monte, the Madonna della Rocca of Rocca Calascio and the Madonna di Roio who moving from the three statues in wood representing them, began the way with all the precious jewels and gold and the ex-voto offered by the faithful, in order to carry them as gifts to the Child Jesus.

Then it was the turn of many other Madonnas of the villages of the aquilan valley: the Madonna della Strada, dei Sette Dolori, della Salute, della Pietà, del Suffragio, even the Madonna della Libera; and then the Madonna del Soccorso, of the Tre Garofani, of the Cardellino, of the Seggiola, and many, many others who left the altar pieces and frescos in order to render homage to Mary in the “Holy Night”.

But also an unknown Madonna set out on her journey. She was living in a holy chapel in the valley of a mountain, along a steep path where only shepherds or woodcutters would go. She had lived long within the niche only receiving mountain mint, some spring flowers and forest strawberries. Finally she arrived with the others in front of the Holy Family. She kept aside to herself, behind all the others, perhaps because she had the wood eaten by worms and ruined by many and many storms; perhaps because the mantle that covered the wood was colorless and everything showed her poverty, but above all she was embarrassed by all that wealth offered and laying on the ground.

Mary saw her, and called her and asked what was her name; “Madonna of the snow” the young statue replied holding her stiff, bulging apron: and this suddenly opened, without warning, freeing a myriad of snowflakes transformed into white flower petals, an intense scent rose in the air, filling the stable with great wonder of all the other Madonne.

Still today along the slopes of the Gran Sasso around that small stone chapel they say that on Christmas eve the dry bushes bloom at her feet and on that winter night the mountain with its ancient riches is full of perfume again.