Testo e fotografia di Vincenzo Battista.

I ragazzi della scuola entreranno nella Basilica aquilana, alcuni prenderanno “l’ovatta benedetta del San Bernardino” che ne ricorda un prodigio a 25 giorni dalla morte (in cammino nell’Italia meridionale, stremato nella salute, giunto a L’Aquila, morì nel convento di San Francesco il 20 maggio del 1444), e poi il luogo “dove egli morì sul pavimento” come ha scritto nel 1614 nel volume “Vita e morte e miracoli del gloriassimo S. Bernardino da Siena” lo storico Salvatore Massonio, tratteggiando così la cronaca degli ultimi giorni dal santo pellegrino sulla Via degli Abruzzi; quel luogo bisogna invece andarlo a trovare virtualmente in un altro sito di questo itinerario bernardiniano, dentro la città ancora transennata dell’Aquila: via Patini, la cella del santo, ultima emergenza architettonica del demolito convento di San Francesco. Dal 1957, quindi, con la “Nobil Contrada dell’Aquila”, ininterrottamente, la comunità di Siena ha dato corso a questo “incontro” annuale con le scuole nel nome di Bernardino il predicatore, il “santo senese”, nato l’8 settembre del 1380 a Massa Marittima, il teologo e scrittore di devozione, pace e giustizia sociale in una Europa di Scisma, peste, disordine negli stati territoriali, e in Italia soprattutto di guerre. Viene ricordato sulle chiavi d’imposta dei portali aquilani con il monogramma bernardiniano, il suo stemma, finemente lavorato in pietra, che si moltiplica sembra fino all’infinito, anche nei centri dell’antico contado aquilano: un logo opera di un fine designer con dentro non messaggi subliminali, ma la storia di fede secolare tanto che a Castel Gandolfo, sotto l’anello del Pescatore, il 19 ottobre del 1956, 18° del Nostro Pontificato ” Pio Papa XII proclamava San Bernardino da Siena, che portava con sé quella tavoletta di legno (conservata nel convento di San Giuliano), l’icona della predicazione, patrono dei pubblicitari per la capacità divulgativa soprattutto nei tempi dell’eresia, di un “messaggio” che aveva come destinatario l’uomo e la sua storia di povertà. Nell’intensa attività, adottò l’emblema dell’insegna monogrammatica del nome di Gesù (IHS) sormontato da una croce e iscritto nella geometria in un sole raggiante. E’ patrono dei predicatori, dei lanaioli, corporazione allora fiorente a Siena, dei tessitori e per la “combattività” è diventato protettore dei pugili; invocato contro le emorragie, la raucedine e le malattie polmonari, per la voce rauca a seguito delle predicazioni.
Personaggio straordinario, come narrano le cronache, viene ricordato, quindi, nell’incontro con la “Nobil Contrada dell’Aquila” di Siena con l’olio portato dagli studenti, i tre colpi sulla porta e le delegazioni delle due città nel rito simbolico annuale.”Impronte” tracce che la terra aquilana conserva. E poi il patrimonio monumentale della basilica a lui intitolata, leggenda urbanistica, di rilievo, nella città quattro-cinquecentesca: la Basilica di San Bernardino da Siena, testimone della fede e della raffinata cultura aquilana dove il santo “dorme il sonno dei Giusti” e, affiancato, l’ospedale di San Salvatore voluto da Giovanni da Capestrano, raffinato, colto teologo, e santo guerriero. Due stelle luminose, quindi, prodigiose e leggendarie, sui due “Migliori” predicatori dell’Osservanza, Bernardino degli Albizzeschi “Il Maestro”, senese, e Giovanni da Capestrano il “Discepolo” peregrinante, conosciutisi tra il 1418 e il 1420, “viaggiatori uniti” per venticinque anni, spinti nel nome dell’apostolato e di un grande ideale: il ritorno alla primitiva osservanza della povertà francescana, contro le miserie, gli odi, le rivalità nelle città italiane. Insieme attuarono un piano strategico, una grande opera di mediazione per placare le controversie, sensibilizzare le comunità nelle piazze e condannare i peccati. Un nuovo disegno dell’Aquila ha inizio, dunque, dalla “parola” che trascina la predicazione, dall’altissimo significato spirituale, diventa infine gioiello architettonico, patrimonio della città che muta, così, il suo schema urbanistico dei miti religiosi e dalle radici cristiane.

La pittura di Piero della Francesca e San Bernardino

Il secondo da sinistra, tra San Giovanni Battista e San Girolamo, ha il volto austero e assorto, gli occhi bassi, il saio avvolto intorno al collo, “iscritto” in quel Pantheon delle “divinità” del passato e contemporanee ( per la prima volta i santi sono dipinti accanto a Federico da Montefeltro. Così nella Pala di Brera o chiamata Montefeltro di Piero della Francesca -1472 c a. – tempera e olio su tavola 251×172 cm., Pinacoteca di Brera, Milano), è rappresentato San Bernardino nel dispositivo di una pittura analitica (ricerca minuziosa, quasi ossessiva nel dialogo con una luce profetica), dettagliata (addirittura i riflessi metallici dell’armatura), simbolica (il ciondolo di corallo del Bambino e l’uovo che pende dalla conchiglia dell’esedra semicircolare), virtuosa (i giochi di una luce astratta, quasi metafisica, gli spazi prospettici, le profondità sfumate) come non si sarebbe mai più vista nella rappresentazione allegorica di una “corte” la cui fama si propagò in tutta Europa. Comunque, lui, San Bernardino, con quel volto è lì, testimone di un segmento storico, presenza che lo unisce a Federico da Montefeltro, duca di Urbino, forse amico, forse confessore, ma lo sappiamo, tanto di più per la città dell’Aquila.

Le immagini

Fotografie aeree – la Basilica di San Bernardino, la facciata e i particolari architettonici, il mausoleo di San Bernardino ( foto regione Abruzzo) che venne commissionato a Silvestro nel 1489 da Jacopo di Notar Nanni, monogramma bernardiniano ( convento di San Giuliano, L’Aquila), il monogramma sulla facciata di una casa, la Pala di Piero della Francesca, particolare della Pala con San Bernardino, Mattia Preti – San Bernardino ( 1647 – 63), San Bernardino da Siena tra due angeli è un dipinto tempera su tela attribuito ad Andrea Mantegna e collaboratori ( databile al 1460), Pinturicchio – funerali di San Bernardino ( anno 1484 -86), Pinturicchio – Gloria di San Bernardino da Siena – basilica di Santa Maria in Aracoeli – Cappella Bufalini – Roma, il santo mostra il suo monogramma bernardiniano.

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